CASSAZIONE. L'amministrazione non segnalò le auto in coda: dovrà risarcire un motociclista rimasto mutilato
È vero che andava veloce, ma il Comune aveva il dovere di segnalare che sulla strada si era creata una coda. Per questa ragione, sebbene con una quota di responsabilità del 30%, l'ente è stato chiamato a risarcire un motociclista rimasto coinvolto in un drammatico incidente che gli causò l'amputazione di un arto.
La sentenza
È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza depositata lo scorso 28 febbraio. A pronunciarsi è stata la Terza sezione civile presieduta dal giudice Adelaide Amendola che ha di fatto confermato quanto già disposto dalla Corte d'Appello di Cagliari. A chiamare in giudizio il Comune, assistito dall'avvocato Massimo Angelo Fenza, era stato un giovane motociclista, rimasto coinvolto il 28 maggio 2005 in un gravissimo incidente stradale. «Alle 11,45», si legge nella decisione, «mentre si trovava alla guida del proprio motoveicolo e percorreva l'asse mediano, all'uscita di una curva a sinistra era finito contro lo spigolo posteriore di un veicolo fermo nella corsia a causa di un incolonnamento».
La richiesta
Al Tribunale, il giovane aveva chiesto di accertare se la responsabilità dei gravissimi danni subìti (tra cui l'amputazione di un arto) dovesse essere attribuita al Comune «per non aver tempestivamente segnalato l'incolonnamento». A causare la coda era stato un camion che aveva avuto dei problemi lungo l'Asse mediano, bloccando il traffico e rendendo necessario l'intervento delle squadre comunali.
Le colpe
Il Comune si era costituito in giudizio con l'avvocato Giampaolo Secci: ai giudici l'ente aveva chiesto di rigettare la richiesta di risarcimento perché la formazione di una coda doveva essere considerato un evento non prevedibile e che, comunque, il motociclista aveva superato i limiti di velocità. In primo grado il Tribunale aveva addebitato un perfetto concorso di colpa (50%) tra il centauro e il Comune, mentre la Corte d'Appello aveva poi modificato la percentuale chiarendo che il giovane motociclista avesse una responsabilità nell'incidente del 70%. Così dicendo, però, i giudici di secondo grado avevano stabilito una colpa residua del 30% a carico dell'Ente per la «mancata attivazione, in qualità di custode», davanti all'insorgere e al protrarsi di una situazione di pericolo che andava segnalata.
La conferma
Contro questa decisione hanno fatto ricorso sia il ragazzo rimasto mutilato che il Comune: da una parte il giovane contestava la rimodulazione delle percentuali di responsabilità stabilita in appello, dall'altra l'ente continuava a ritenersi non responsabile per l'incidente causato, a suo dire, dal fatto che la moto viaggiasse oltre i limiti consentiti. I giudici della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso del giovane e dichiarato inammissibile quello del Comune. Risultato? L'amministrazione dovrà risarcire il motociclista per un terzo del danno patito a seguito dell'incidente.
Francesco Pinna