«A Cagliari serve un nome condiviso»
Ultimo giorno utile per il voto del 26 maggio
ma nel Pd qualcuno avrebbe preferito aspettare
Sul filo di lana. Per mandare Cagliari a elezioni il 26 maggio e scongiurare il rischio di un commissario a Palazzo Bacaredda Massimo Zedda dovrà protocollare le dimissioni da sindaco entro oggi in Prefettura. L'annuncio nell'aula del Consiglio comunale potrebbe avvenire già domani, la convocazione dell'Assemblea è per le 17.30.
Solo allora i capi partito si sentiranno autorizzati a ufficializzare l'inizio della campagna elettorale, una partita che dovrà essere giocata in tempi rapidissimi. Già questa settimana inizierebbero le consultazioni dei due schieramenti e, benché la lista dei nomi sia ancora lontana, il confronto tra le diverse correnti sarà utile per stabilire il peso di ciascuno all'interno della propria coalizione.
I progressisti
Le due anime più forti nel centrosinistra si trovano d'accordo sulla necessità di ricorrere alle primarie per indicare il candidato che potrebbe raccogliere l'eredità di Zedda. Ad aprire fin da subito a una scelta dal basso è il leader progressista Luciano Uras: «A Sassari come a Cagliari servono candidature rappresentative e condivise, il percorso delle primarie è quello più naturale. Peraltro constatiamo una grande voglia di partecipazione nell'ambito dell'area democratico-progressista come certificato dall'affluenza alle primarie per la scelta del segretario del Pd».
L'apertura del Pd
E proprio il segretario regionale dei democratici Emanuele Cani rilancia sull'idea di coinvolgere i cittadini nella scelta dell'aspirante inquilino di via Roma. «Le primarie sono nel nostro Dna, possiamo dire che le abbiamo inventate noi e, dunque, davanti a questa ipotesi non ci tireremo senz'altro indietro». Sulla scelta dei papabili Cani non pone limite alle trattative. «È chiaro che il Pd può esprimere forti personalità in grado di ricoprire ruoli apicali. Ma ritengo che in questo momento sia necessario non farne una questione di appartenenza. Non è necessario immaginare una lottizzazione per rappresentare questo o quel partito. Credo sia invece indispensabile esprimere la persona giusta, per il bene della città. Ma in questo momento qualunque indicazione mi sembra davvero prematura».
La maggioranza
Sembra che l'accelerazione improvvisa impressa da Zedda all'agenda politica cittadina abbia colto tutti (o quasi) di sorpresa. In molti nel Pd, soprattutto nell'area Cabras-Fadda, avrebbero preferito giocare sui tempi: aspettare la proclamazione del Consiglio regionale, lasciar trascorrere i venti giorni per la decadenza, superare il giorno utile per indire i comizi elettorali e lasciare che a guidare il Comune fosse la vice sindaca Luisa Anna Marras, fino alla finestra elettorale del prossimo anno. Troppo rischioso fare affidamento sui quattro punti percentuali che il 24 febbraio, nel giorno del trionfo regionale di Solinas, hanno salvato il centrosinistra a Cagliari. Le dimissioni oggi cambierebbero tutto.
Questione di fiducia
Inevitabile, dunque, interrogarsi sulle ragioni che sabato a Fordongianus hanno spinto Zedda a dichiarare che «traghettare Cagliari fino al 2020 sarebbe complicato». Qualcuno suggerisce: il sindaco avrebbe avuto paura che la strategia della decadenza non fosse gradita dal punto di vista istituzionale. Oppure Zedda potrebbe aver dubitato della tenuta della sua maggioranza nelle mani di Marras.
Mariella Careddu