L'INDAGINE.
Confcommercio: «Premiate le offerte al dettaglio di qualità nei centri storici»
Bar e alberghi: bene Cagliari e Olbia Ristorazione e ricezione trainano le imprese nell'Isola: più 8% in due anni
Rappresentano un settore del commercio che non conosce crisi in Sardegna: tra il 2016 e il 2018, bar, ristoranti e alberghi sono aumentati di circa l'8 per cento, per un totale di oltre 220 attività in più, considerando solo le città capoluogo delle vecchie province.
È quanto emerge dalla ricerca di Confcommercio “Il ruolo del commercio e del turismo per il rilancio delle città”, che ha scandagliato 120 Comuni di medie e grandi dimensioni.
L'exploit del capoluogo
In termini assoluti, particolarmente rilevante è la crescita del settore della ristorazione nella città di Cagliari: nel capoluogo, infatti, bar e ristoranti sono passati dai 1.088 del 2016 ai 1.174 dello scorso anno (+7,9 per cento), con un “saldo” finale, considerata anche la crescita degli alberghi (99 contro gli 84 del 2016), di 1.348 attività. «La specificità del tessuto economico italiano, caratterizzato da poche grandi città e da una molteplicità di città medie e piccole, con centri storici dal patrimonio storico-artistico ineguagliabile, rappresenta un unicum da cui partire per disegnare un futuro di trasformazione per il nostro Paese, rafforzare le economie urbane e contrastare la desertificazione commerciale», afferma Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio Sardegna.
Cresce la Gallura
Ristoranti, hotel e bar aumentano in tutte le province: dopo Cagliari, è Olbia la città dove il numero di imprese registrate nei comparti dell'alloggio, nella ristorazione e nel servizio bar è cresciuto di più: fino al 2016 si contavano 591 attività, nel 2018 invece 634 (+43). Segno più anche nell'Oristanese (375 alberghi, bar e ristoranti nel centro storico di Oristano nel 2016, 403 nel 2018), Sulcis e Ogliastra. Saldo positivo anche a Sassari (+20) dove, però, si registra una lieve contrazione nel centro storico: qui, infatti, alberghi, bar e ristoranti nel 2016 erano 221, nel 2018 sono diventati 214.
L'analisi
«La conservazione degli usi dei centri storici e il contrasto alla riduzione del commercio al dettaglio in sede fissa e dei servizi», spiega Alberto Bertolotti, «passano anche per la capacità delle singole imprese di dotarsi di nuovi strumenti e competenze, accrescendo la necessaria integrazione tra mondo fisico e digitale per il rilancio dell'economia del Paese e la realizzazione di città smart in cui vivere meglio».
L'allarme
Intanto a livello nazionale - fa sapere il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - in dieci anni, dal 2008 al 2018, in Italia si sono persi quasi 64 mila negozi. Un trend che preoccupa le associazioni dei consumatori che tornano a chiedere al governo iniziative di sostegno al commercio tradizionale.
Mauro Madeddu