Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un' Opera sola per comprendere

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2019

MUSEI CIVICI.

“Donne al setaccio” in mostra da domenica alla Galleria di Cagliari Un' Opera sola per comprendere
l'“ansia di infinito” di Maria Lai L'artista desiderava che lo sguardo si fermasse «il tempo necessario»

«Imparare a vedere, abituare l'occhio alla calma, alla pazienza, al lasciar giungere a sé le cose…». Citava questo pensiero di Nietzsche, Maria Lai, che, oltre ad avere manipolato “le ragioni dell'arte” per tutta la sua lunga vita, era donna di grandi letture e somma scrittura. Le tre cose, arte, lettura, scrittura, sono spesso indissolubilmente legate nella vita degli artisti e garantiscono quella certa, necessaria, zavorra. In questo senso, che riporta il nome di Maria Lai a una dimensione più esatta, fuori dallo straparlare e dalla proliferazione di mostre cui stiamo assistendo, la proposta “Maria Lai. Opera sola”, della Galleria comunale d'Arte di Cagliari, diventa un evento esattamente in linea con un intimo desiderio di Maria, forse il primo della scala.
Il tempo necessario
Sognava, per i musei, «una stanza dedicata all'arte, dove lo sguardo possa trattenersi il tempo necessario». Ed anche che in ogni scuola «si prepari una stanza, piccola, come un tabernacolo, per accogliere un'opera d'arte alla volta, per almeno quindici giorni». Paola Mura, che dirige i Musei Civici di Cagliari, ha scelto questa strategia, nell'anno del centenario della nascita dell'artista di Ulassai (1919-2019). Ha scelto un'opera sola per volta: il calendario di celebrazione del centenario della Galleria di Cagliari, presentato ieri in conferenza stampa dalla stessa direttrice (assieme all'assessore alla Cultura Paolo Frau e alla dirigente al Servizio Cultura e Spettacola Antonella Delle Donne), prevede la successione di quattro opere sole, in una sala dedicata, a sinistra dell'entrata della Galleria.
Donne al setaccio
Si incomincia domenica 10 febbraio alle 11 con un'opera data in comodato alla Galleria dalla nipote dell'artista, Maria Sofia Pisu, dopo che la stessa l'ha recentemente annessa al patrimonio dell'Archivio Maria Lai, che dirige, acquisendola da un privato romano. Si intitola “Donne al setaccio” ed è databile fra il 1956 e il '60, gli anni romani di Maria, che sono stati diversi e a più riprese. Tiene a sottolineare, la direttrice Mura, che l'illuminazione è di ultima generazione, appena messa in commercio, una luce bassa che permette di accentuare tutta la gamma cromatica dell'opera sagomandola, già sperimentata nel 2005 nel riallestimento della Gioconda al Louvre.
Dimensione intima
Detto questo, quale idea di Maria Lai si può fare un visitatore, da domenica prossima, al di là del concetto abusato dei fili che legano tutto, anche l'omonima piazzetta appena inaugurata in Castello, a Cagliari? Il concept di questa mostra è assolutamente in linea col “Maria Lai pensiero”. Mentre fervono preparativi, da Roma a New York a Milano, di grandi mostre dedicate a questa grande donna, la sua richiesta di silenzio viene celebrata proprio in questa dimensione intima, a tu per tu con l'opera, raccolta in uno spazio circolare, da sola. Solo quella, da vedere, anche se il percorso è arricchito da un video (di Francesco Casu) con spezzoni d'interviste all'artista, e da alcuni disegni preparatori che contestualizzano il periodo. Poi giri l'angolo e ti appare un grande dipinto in tecnica mista, una materia stesa a spatolate, il tema è quello delle donne che fanno il pane, tema cardine della poetica di Maria. Ma con quest'opera si è sul bordo della rivoluzione formale dell'artista allieva di Arturo Martini: il figurativo è gravido delle istanze dell'astratto, il taglio e il ritmo compositivo parla già di un pensiero sfuggito agli argini dell'ancestrale pulsione mimetica che informa tutta l'arte, sin dalle grotte di Altamira. Si assiste, in quest'opera, dalla prevalenza cromatica dei verdi penicillina e gialli paglierino, a quel fatale momento che porterà Maria a prendere il volo verso un'arte che oggi il mondo guarda e celebra.
Quattro opere sole
Da giugno l'opera sola sarà un “Telaio” del 1965 (della Collezione civica), a ottobre una “Tela cucita” del '78 (Archivio Maria Lai) e a dicembre una “Geografia” del 1988, prestata dalla Stazione dell'Arte di Ulassai. Quattro “opere sole” che riflettono la necessità di isolamento di un'artista profondamente pervasa dall'“ansia di infinito”.
Raffaella Venturi