PREVIDENZA. Scettiche Cisl e Uil: «L'impresa non potrà interrompere i versamenti» Pensioni, c'è l'opzione “quota 94” Se l'azienda assume, si può lasciare il lavoro a 59 anni e 35 di contributi
Il meccanismo di quota 100 è chiaro: chi lo richiede può andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età. Dentro questa ossatura del sistema previdenziale c'è però una possibilità che può spalancare le porte della pensione addirittura a chi ha 59 anni di età e 35 di contributi maturati al 31 dicembre 2018. Si chiama “quota 94” e funziona così: l'azienda che promette di fare nuove assunzioni può, anticipando quota 100, riconoscere al lavoratore un assegno straordinario erogato dai fondi di solidarietà fino alla maturazione di quota 100 (entro il 31 dicembre 2021).
Le tre condizioni
Ci sono tre condizioni da rispettare: la prima, possono accedere a questa soluzione solo le aziende che hanno più di 15 dipendenti (e questo criterio taglia fuori la gran parte di quelle sarde). La seconda, occorrono accordi aziendali o territoriali che stabiliscano, ai fini del ricambio generazionale, il numero di lavoratori da assumere al posto di quelli che accedono all'assegno straordinario. La terza, la più complicata, l'azienda deve pagare i contributi ai lavoratori che manda in pensione (e a questi oneri si aggiungono quelli che deve versare per i nuovi assunti). Solo a queste condizioni è possibile lasciare il lavoro con tre anni di anticipo rispetto al paletto dei 62 anni indicati dalla riforma.
La circolare
«Ma quale azienda può avere interesse a pagare due volte?», domanda Alberto Farina, segretario Fnp, la federazione dei pensionati Cisl. «La norma», una circolare emanata dall'Inps il 29 gennaio scorso spiega il meccanismo, «è farraginosa e rischia di essere di scarso interesse per le aziende. Se l'obiettivo era favorire il ricambio generazionale, sarà difficile che ciò avvenga percorrendo questa strada». L'Inps, sottolinea Rinaldo Mereu, segretario UilP, la federazione dei pensionati Uil, «emanerà nei prossimi giorni nuove circolari con cui spiegherà meglio il sistema. Per ora non sembra così incoraggiante per le aziende che, è vero, smettono di pagare lo stipendio ai lavoratori che riescono a mandare in pre-pensionamento, ma poi devono continuare a versare i contributi».
I fondi alle imprese
Questa nuova opportunità, almeno in teoria, potrebbe allargare la platea degli aventi diritto alla quota 100. L'operazione non avrebbe costi aggiuntivi per le casse dello Stato. I fondi verranno erogati direttamente dalle imprese sul modello della “isopensione”, quell'assegno che alcune imprese pagano ai lavoratori in esubero per un periodo di tempo che può durare fino a sette anni. D'altronde, le norme che regolano quota 100 prevedono fondi di solidarietà aziendali gestiti da associazioni di impresa e sindacati. Proprio questi enti, in presenza di nuove assunzioni, potranno erogare un assegno straordinario per il sostegno del reddito a beneficio dei lavoratori che nei tre anni successivi all'uscita dal lavoro raggiungano i requisiti specifici per accedere a quota 100.
Mauro Madeddu