Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ricci, la rinuncia dei buongustai Crolla il numero dei clienti nei tavoli della “cittadella” di vial

Fonte: L'Unione Sarda
4 febbraio 2019

SU SICCU.

La campagna contro la pesca e la vendita crea gravi difficoltà agli operatori Ricci, la rinuncia dei buongustai Crolla il numero dei clienti nei tavoli della “cittadella” di viale Colombo

“Ricci? No grazie” . La campagna contro la pesca e la commercializzazione dei frutti di mare, avviata nel 2017, riproposta nel 2018 e confermata quest'anno, non ha bloccato del tutto raccolta e vendita ma di sicuro «ha fatto male» agli operatori. Siano essi raccoglitori professionali o titolari delle postazioni per la rivendita. A Su Siccu, nella “cittadella dei ricci” tra via Colombo e via Caboto, ammettono la batosta.
Le perdite
Piero Argiolas, box fronte strada, dà il numero della mazzata: «Trentacinque, quaranta per cento in meno dell'anno scorso, che già è stata una stagione al ribasso rispetto al 2017. Detto questo, speriamo in una ripresa in questi tre mesi e mezzo e soprattutto nel tempo, visto che a gennaio, per colpa delle condizioni meteo avverse, non abbiamo praticamente lavorato». Come conferma Gianpietro Columbu, pescatore professionale e titolare nella postazione di viale Poetto. «La campagna fatta in questi anni contro la pesca ci ha toccati eccome. Ci sta anche quello, comunque. Non contesto chi è contro, è che se aggiungiamo il cattivo tempo e il maestrale che ci impedisce di operare sulla costa occidentale, per noi pescatori che lavoriamo sei mesi l'anno, senza mai riuscire realmente a farlo, è la fine».
Tra le postazioni
Pioveva, sopra i gazebo di Su Siccu, anche ieri mattina. Tavoli deserti, sedie ribaltate per non riempirsi d'acqua. In attesa di uno spicchio di sole e qualche cliente. Anche dentro i box non c'è la ressa di un tempo. Tre giovanissimi milanesi mangiano al riparo dalla pioggia: «Siamo qui perché ce l'hanno suggerito in albergo», spiegano.
Michele Puddu, 39 anni, è il proprietario del chiosco “Becca ricci”. «Non è del tutto vero che i ricci non siano più nei fondali sardi, è che bisognerebbe chiudere una zona e contemporaneamente tenerne aperte altre. A rotazione, per tutelare la popolazione ma non fermare del tutto la pesca. Le campagne che ci fanno passare per razziatori non fanno bene a nessuno».
Le regole
Avevano cominciato diversi ristoranti, in città, già due anni fa, a cancellare dai propri menu spaghetti e linguine condite con le uova rosse. Il 2018 è stato l'anno della conferma. E tanti cagliaritani hanno scelto di rinunciare anche ai vassoi venduti nella pineta di Bonaria. «Da noi resistono diversi clienti storici, ma - sono loro stessi a spiegarcelo - molti loro amici hanno deciso di smetterla», dicono al “Becca ricci”. Come dire: stop alle comitive che riempivano i tavoli. Difficile oggi assistere al pienone. «Confidiamo nei prossimi mesi, tempo permettendo. Anche perché gli stipendi vanno pagati, i ragazzi che lavorano da noi ogni giorno non possiamo lasciarli senza guadagno», spiega Piero Argiolas. «I costi sono elevati, solo per affittare i gazebo paghiamo al Comune 1240 euro al mese». Un aumento, rispetto ai 900 della scorsa stagione di pesca, che ha convinto tre storici affittuari dei box di viale Colombo a lasciar perdere.
«Diciamo la verità: la risorsa ricci è in difficoltà. Se oggi pescassimo le stesse quantità di tre anni fa, e non lo facciamo anche per via delle regole che noi stessi pescatori abbiamo suggerito alla Regione, forse non riusciremo neppure a vendere l'intero prodotto. La domanda con la campagna “No ricci”, è diminuita eccome», conclude Stefano Melis. «Bisogna fermarsi? Bene, ma nessuno pensi che noi raccoglitori professionali possiamo smettere di lavorare da un giorno all'altro».
Andrea Piras