Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Violata la tregua, ieri nuovo sgombero

Fonte: L'Unione Sarda
5 agosto 2009

Sant'Elia. Liberata un'abitazione in via Utzeri. Tocco (Pdl): qualcuno si sta armando
Proteste del Comune. Tutti esauriti i posti nella casa-albergo

Nonostante fosse stata annunciata una tregua fino a settembre, ieri è stato eseguito un altro sgombero a Sant'Elia.
Il campanello ha cominciato a trillare alle 6,30: Cristiana Scotto e Michele Gonnella stavano ancora dormendo mentre, fuori dalla porta dell'appartamento che avevano occupato due anni fa, si è formata una fila di divise che arrivava fino alle scale. Carabinieri, polizia, vigili del fuoco, un paio di vigili urbani. Pure un'ambulanza sotto il palazzo, illuminata dai primi raggi di sole. Pochi secondi per capire di essere arrivati al capolinea, almeno in quella casa, al numero 10 di via Samuele Utzeri, cuore popolare di Sant'Elia. È la procedura degli sfratti: forze dell'ordine in massa, perché bisogna essere pronti a tutto. Loro due, e i figli di 9 e 6 anni, non erano preparati: i “rilasci” (così Area, azienda regionale per l'edilizia abitativa, definisce gli sgomberi forzati) sarebbero dovuti essere rimandati a settembre. Invece no: martedì 4 agosto, all'alba, l'ente pubblico ha presentato il conto di due anni di abusivismo.
LO SFRATTO All'inizio la porta non si è aperta. Poi, dopo due ore di trattative, l'intervento dei medici del 118 (per un lieve malore della donna, che si era barricata con tutta la famiglia) e l'arrivo di due funzionari dei Servizi sociali del Comune, la serratura è scattata e i quattro hanno iniziato il trasloco nelle casa-albergo di Mulinu Becciu. Una stanza di trenta metri quadri, quattro letti, armadio, scrivania e bagno. L'ultima disponibile in via Tiepolo. «Era un intervento già deciso dal comitato che sta programmando gli sfratti. C'è stata una sospensione, in attesa che il consiglio regionale si pronunciasse su una sanatoria, che però non è stata approvata», dice Gesuino Maccioccu, direttore generale dell'ex Iacp. Adesso arriverà una tregua, questa volta vera, per almeno venti giorni: «I prossimi saranno a settembre, non prima».
LA FAMIGLIA Eppure Michele e Cristiana, 34 anni per lui e uno in meno per la moglie, giurano di non essere nella (lunga) lista dei morosi: «Abbiamo sempre pagato: 50 euro al mese, ho fatto il solito versamento anche a luglio», aggiunge lei, disoccupata con qualche anno di lavoro come baby-sitter alle spalle. Raccontano di aver «fatto la pazzia» di occupare quella casa solo perché avevano l'acqua alla gola e si sono sentiti traditi da Area: «Io e mio marito abbiamo abitato per 13 anni a Modena. Volevamo tornare a Cagliari ma prima di fare il passo ci siamo informati: nel 2006 la dirigente ci aveva promesso un alloggio in via Donizetti. Invece appena siamo arrivati in città ci hanno detto che si erano sbagliati. Non c'era più la casa di cui ci avevano parlato». Allora hanno deciso di occupare un appartamento vuoto.
I COMMENTI Per loro garantisce monsignor Marco Lai, parroco di Sant'Elia: «Lo sfratto è una persecuzione nei confronti di questa famiglia, che è pulita al cento per cento. Io sono per la legalità fino in fondo, ma la legge deve essere fatta rispettare nei tempi giusti. Se qualcuno occupa, gli sgomberi vanno fatti subito, non dopo anni. Così si alimenta un'emergenza sociale. Ora ci sono 300 famiglie su cui pende una minaccia di sfratto. La loro sorte non può essere decisa da un funzionario di Area, ma dalla politica: è la Regione che si deve occupare del problema, non si può scaricare tutto sul volontariato e sull'assistenza del Comune». Anche perché gli ordini di sgombero a volte poggiano su conti sballati: «Le lettere inviate agli inquilini morosi sono spesso sbagliate: vengono chiesti arretrati per 40 mila euro, senza tenere conto delle sanatorie precedenti che farebbero scendere i debiti a 6-8 mila euro». Sul punto risponde Gesuino Maccioccu: «L'errore può succedere. Ma se c'è la volontà di pagare, anche a rate, gli sfratti vengono sospesi immediatamente».
LA POLEMICA Intanto, la frattura con il Comune, che nei giorni scorsi aveva chiesto una tregua fino a settembre degli sgomberi, si allarga sempre di più: «Non siamo a disposizione della dirigenza di Area», attacca l'assessore comunale alle politiche sociali Anselmo Piras. «Non prendiamo ordini da nessuno: non sappiamo dove mettere 200 famiglie. Non abbiamo creato noi il problema e i nostri funzionari non si possono far carico di tutti gli sfratti».
ALLOGGI ESAURITI I consiglieri Claudio Cugusi e Marisa Depau (Pd), si schierano duramente contro il mancato stop degli sgomberi e ipotizzano «una tenda in via Roma per le famiglie che verranno buttate fuori dalle forze dell'ordine», visto che la casa-albergo di via Tiepolo è al completo. Anche il dirigente dell'area servizi al cittadino Ada Lai sottolinea: «Questo deve essere l'ultimo sfratto non concordato. Se riprenderanno a settembre le soluzioni devono essere programmate». Altrimenti, dicono le voci di quartiere, è già pronta la rivolta. Lo conferma il consigliere regionale Edoardo Tocco (Pdl): «Dopo gli avvisi di sfratto gli abitanti stanno impazzendo. E la situazione potrebbe sfuggire di mano: c'è qualcuno che si sta armando».
MICHELE RUFFI

05/08/2009