Eletto il nuovo presidente del Consorzio ittico Santa Gilla «Rilanceremo la pesca in laguna»
La laguna, per lui, non è un mistero. Ogni angolo, ogni sponda, ogni metro quadro di fondale, non ha segreti. Una conoscenza che gli servirà eccome, d'ora in poi, come neo presidente del Consorzio ittico Santa Gilla, l'organismo che su concessione della Regione gestisce pesca e allevamento nello stagno.
Quarantaquattro anni, pescatore da sempre, Stefano Melis è figlio d'arte. Proprio come suo padre, è un operatore subacqueo abilitato alla raccolta dei ricci. Ma da anni ha diversificato la sua professione, allestendo anche a Santa Gilla, con la sua cooperativa “Mare d'Amare”, parte dei filari delle cozze.
La sua nomina arriva in un momento particolarmente difficile Santa Gilla?
«Diciamolo francamente, l'eredità peggiore l'ha avuta il mio predecessore Emanuele Orsatti. È lui ad aver preso in carico un consorzio con 400mila euro di debiti. Ora l'azienda è sana, non lo è dal punto di vista ambientale e idraulico la laguna, troppo esposta alle bizze del tempo e di chi in tanti anni non ha ancora risolto l'emergenza, il rischio incombente dell'inquinamento inquinamento, a cominciare dagli scarichi che determinano la qualità delle nostre acque».
Estate difficile, autunno problematico. I pescatori sono furenti.
«Come potrebbe essere altrimenti. Veniamo da piogge torrenziali in piena stagione calda che hanno gonfiato i rii e i fiumi. Gli argini inadeguati sono stati superati e nella laguna è finito di tutto. Cozze e arselle morte, soffocate dal fango. Il nostro prodotto è andato distrutto. Perdite incredibili, mancato guadagno e stipendi ridotti a zero. La cosa grave è che questi problemi si ripetono ciclicamente ma si continua a far finta di nulla».
A chi si riferisce?
«Naturalmente alla politica, che di tanto in tanto si fa viva a Santa Gilla e poi, al momento di agire, latita».
Si parla di fondi imminenti e progetti.
«Abbiamo saputo dell'assegnazione di due milioni e mezzo di euro alla Città metropolitana per l'ittiturismo, e la riapertura dello schiuditoio, i laboratori e gli altri impianti costati parecchi milioni di vecchie lire e mai entrati in funzione. Abbiano anche saputo di un altro milione e mezzo appena trasferito alla Città metropolitana per la sistemazione idraulica. Non sono pessimista per natura, per gioire aspetto l'avvio dei lavori. Anche perché, sa, siamo in campagna elettorale...».
Che fare, per Santa Gilla. Come si muoverà da presidente?
«Siamo l'unica azienda, in Sardegna, che tratta cozze locali. Non facciamo compravendita, ma questo non è sempre un pregio. Intanto dobbiamo valorizzare lo stabulario, il nostro fiore all'occhiello, per poter davvero ricominciare a far ripartire il Consorzio per poter essere al centro del settore ittico isolano. Abbiamo 250 assicurati e potenzialità enormi a patto che si diversifichino le produzioni. Il pescatore è sempre stato povero, chi si è arricchito negli anni sono i grossisti. Ebbene, serve un prodotto di qualità e serve la vendita diretta. Come dire, pesci, molluschi e mitili a miglio zero. Tutto ciò e possibile intervenendo strutturalmente sulla laguna e la peschiera. Possibile che quando in estate serve acqua dolce fresca questa venga deviata verso altri lidi»?
La vostra pescheria è chiusa.
«Contiamo di riaprirla entro gennaio per vendere anche prodotto trasformato. Frittura e arrosto di pesce. I cagliaritani e non solo devono tornare a dire: custa è anguidda, custa è lissa speciali de Santa Igia ».
La collaborazione con l'Università continuerà?
«Spero cresca. Per la riproduzione dei ricci, delle oloturie, delle anemoni. La ricerca serve ai pescatori, noi serviamo alla scienza. Ci guadagniamo come cittadini e consumatori».
Andrea Piras