Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La maledizione di Rigoletto

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2018

LIRICO. Stasera al teatro cagliaritano. Inizio alle 21 per una protesta sindacale

 

Il capolavoro di Verdi diretto dal maestro Elio Boncompagni 

 

 

 

«Tutti gridavano quando io proposi un gobbo da mettere in iscena; ebbene, io ero felice di scrivere il Rigoletto». Mai come il pubblico di ascoltarlo. E il pubblico lo applaude dal 1851. Centosessantasette anni durante i quali il mondo ha fatto festa alla tragedia di un uomo ridicolo musicata da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave (e ispirata a “Le roi s'amuse” di Victor Hugo). Ora torna a Cagliari, per la trentaseiesima volta da quel 1856 al Teatro Civico, e ci torna con l'ottantacinquenne Elio Boncompagni, che dirigerà orchestra e coro nel pieno rispetto della partitura originale. Stasera la prima di nove recite, a chiudere la stagione operistica del teatro cagliaritano. Il sipario si alzerà non alle 20.30 ma alle 21, per un'azione di protesta indetta dalla Rsu della Fondazione al termine di una assemblea generale dei lavoratori che ha messo in evidenza «una serie di problematiche e di preoccupazioni che non trovano soluzione».
L'allestimento
Il nuovo allestimento è curato per la regia da Pier Francesco Maestrini che, a Cagliari, ha firmato la Turandot di Puccini (e Sciola) e La campana sommersa. Con lui la squadra dell'opera di Respighi: per le scene e le proiezioni Juan Guillermo Nova, per i costumi Marco Nateri, per le luci Pascal Mérat e per movimenti coreografici Luigia Frattaroli.
Due le compagnie di canto che si alternano: Stefano Secco/Alessandro Scotto di Luzio (Il Duca di Mantova), Marco Caria/Devid Cecconi (Rigoletto), Desirée Rancatore)/Marigona Qerkezi (Gilda) Alessandro Guerzoni/Shi Zong (Sparafucile), Anastasia Boldyreva/Sarah M. Punga (Maddalena), Leonora Sofia (Giovanna), Cristian Saitta (Il Conte di Monterone), Nicola Ebau (Marullo), Enrico Zara (Matteo Borsa), Francesco Musinu (Il Conte di Ceprano/Un usciere di corte), Ivana Canovic (La Contessa di Ceprano/Un paggio della Duchessa). Maestro del coro (tutto maschile) è Donato Sivo. Il capolavoro verdiano, il primo della trilogia che comprende Trovatore e Traviata, manca dal Lirico da ventuno anni. Ma sono state due le rappresentazioni che in anni più recenti ci hanno ricordato la sua grandezza: appena l'estate scorsa al Forte Village, con Donato Renzetti sul podio, e per protagonista un emozionante Leo Nucci, come sempre padrone assoluto della scena. Risale invece all'estate del 2002, Anfiteatro Romano, la bella edizione di Alberto Fassini. Rigoletto fu Carlo Guelfi, che in uno struggente intreccio tra arte e vita, realtà e finzione, si presentò in scena nonostante pochi giorni prima fosse morta sua figlia.
L'opera
Rigoletto debuttò alla Fenice di Venezia l'11 marzo del 1851. Piacque subito per le musiche, lasciò dubbiosi per la storia: una trama di «non troppa edificazione», scrisse un critico gentile, che si apre su una sorta di orgia e si chiude in una casa dove ci si prostituisce e si contratta la vita degli uomini. Nonostante tutto, Verdi vinse la scommessa. E trasformò in un eroe tragico un personaggio deforme e amorale.
La trama
Il Duca di Mantova seduce la figlia del conte di Monterone e Rigoletto si prende gioco del vecchio, che lo maledice. Andrà incontro alla stessa sorte. Per vendicarsi del nobile, che seduce Gilda, assolda un sicario. Ma Gilda scopre l'imboscata e dopo aver indossato abiti maschili, si sostituisce all'uomo che ama. C'è lei, ferita a morte, e non il Duca, nel sacco che Sparafucile consegna al buffone, perché lo butti nel Mincio. Rigoletto smette per sempre di essere un uomo cinico e sprezzante e diventa un povero vecchio che piange la figlia perduta. La maledizione si è compiuta.
Maria Paola Masala