Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Perché una narrazione sessista allontana la parità con gli uomini»

Fonte: L'Unione Sarda
28 novembre 2018

SAGGISTICA. Il nuovo libro della giornalista cagliaritana per Palabanda Edizioni

 

Claudia Sarritzu: “Parole avanti”, venerdì la presentazione a Cagliari  

 

Motregen, lo definiscono gli olandesi. Potremmo tradurlo con pioviggine. Ma è altro. Il motregen c'è solo là, e non c'è altra parola per dirlo. Sembrerà bizzarro, ma è stato questo pensiero a spingere Claudia Sarritzu a scrivere in tre mesi “Parole avanti”. A riflettere sull'importanza del linguaggio, sul fatto che le cose esistono se hanno un nome. Non tutto, certo, si riduce alle parole che diamo alle cose, ma da questo tutto prende il via.
Non è un caso che la seconda fatica di questa giornalista cagliaritana classe 1986, che ha fatto della precarietà un formidabile propellente di denuncia e di testimonianza, abbia visto ufficialmente la luce il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. All'universo femminile nell'informazione Claudia è arrivata dopo i primi anni trascorsi a occuparsi soprattutto di temi economici.
Giornalista
L'impegno giornalistico è stato precoce, 21 anni. Ha collaborato con Radiopress, Radio Golfo degli Angeli, ha contribuito a fondare il blog dell'isola dei cassintegrati, ha scritto per L'Espresso, Sardinews, Sardinia Post, e ora Globalist e Il giornale dello spettacolo. Nonostante questa esperienza decennale, non è ancora pubblicista. «Essere precari ha un costo. Adesso che mi sento un po' meno precaria ho deciso che posso iscrivermi. Lo farò a gennaio. E conto di laurearmi in Giurisprudenza, mi mancano due esami».
L'incontro
Dopo la pubblicazione (cinque anni fa con Ethos) del saggio “La Sardegna è un'altra cosa”, che nel titolo si ispira a D.H. Lawrence ed è un viaggio giornalistico attraverso la crisi della nostra isola, ora il secondo libro, e la seconda vita. «Soltanto occupandomi di donne mi sono resa conto di come il linguaggio possa cambiare, e svilire, il senso di una narrazione. In redazione, io e i miei colleghi abbia creato un vocabolario con regole precise sulla scelta delle foto e delle parole, sugli stereotipi da evitare. Una piccola rivoluzione. Che ci ha fatto capire che è la qualità, non la morbosità, a suscitare più clic». “Parole avanti” sarà presentato venerdì 30 alle 19 al Teatro Massimo. Con l'autrice dialogherà Rossana Copez. Letture di Emilia Agnesa. Edito dalla Palabanda di Maria Gabriella Ranno, illustrato, nella copertina, da Jenny Atzeni, chirurga con notevoli capacità di illustratrice, conta su un esergo di Madeleine Albright («C'è un posto speciale all'inferno per le donne che non aiutano le altre donne») e ha una dedica spiazzante: “Ai miei amici femministi, uomini veri”.
Gli uomini
Già, gli uomini. È indirizzato anche a loro, questo piccolo saggio leggero e profondo. Che spazia dal nuovo femminismo al sessismo, dalla violenza sessuale a quella fisica, psicologica, economica. La parità di genere si costruisce nelle redazioni, ammonisce Claudia, che in venti capitoli intervista molte donne, butta a mare (finalmente) lo stereotipo principe del matriarcato sardo, sostituendolo col matrilinearismo; ricostruisce la storia della normativa italiana in materia di violenza di genere; allarga tutti questi temi al mondo. Affronta infine, nel capitolo conclusivo, il tema del femminismo come «sentimento necessario».
L'urgenza
Un'urgenza, un invito a tutti, uomini e donne, per cercare di capire che «nulla capita per caso e che ogni nostro comportamento è il riflesso di una mentalità predominante. Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo partire da noi». Un libro femminista, e un libro politico. «Non esiste rivoluzione in assenza di pensiero politico», tiene a dire l'autrice. Parte da sé, Claudia, dal suo lavoro quotidiano: «Dalla cronaca nera allo sport, dalla politica nazionale a quella internazionale, dalla religione al costume, noi siamo narrate nel modo sbagliato. Ed è questa narrazione sessista, patriarcale, violenta, umiliante che ci fa restare, nonostante le tante battaglie vinte, ancora lontane da una parità con gli uomini sostanziale e consapevole. I diritti che abbiamo conquistato con il sudore potremmo vederceli rubare nuovamente se non cambiano le parole che ci raccontano».
Maria Paola Masala