Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I quattro secoli del Convitto nazionale

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2018

LA RICORRENZA. L'idea è quella di agevolare lo studio dei ragazzi delle periferie

 

L'allievo più famoso della scuola fondata nel 1618 è Giuseppe Manno 

 

Quattrocento anni di storia ma ancora tanta vitalità ed entusiamo per il Convitto nazionale. L'idea guida è sempre la stessa: agevolare l'accesso allo studio dei ragazzi residenti nei centri periferici. «Avviene ancora oggi», spiega il rettore Paolo Rossetti, «tanto è vero che possiamo contare su donazioni e lasciti testamentali per l'iscrizione al Convitto di ragazzi dell'hinterland e del resto dell'Isola». È così che questa scuola sin dagli inizi si aprì alla Sardegna accogliendo i meno fortunati insieme ai figli di nobili e benestanti.
I numeri
Sono 1.320 gli studenti che frequentano la scuola primaria, la secondaria con indirizzo ordinario e indirizzo musicale, il liceo classico, il classico europeo e il classico in convenzione col conservatorio, lo scientifico sportivo, quello internazionale con opzione cinese. E 86 sono i convittori e le convittrici che usufruiscono degli alloggi di via Torino.
La ricorrenza
Tempo di festa e ricorrenza, al Conservatorio Vittorio Emanuele II, l'istituzione educativa nata il 27 novembre del 1618 come Seminary Callaritano per volontà di Francisco Desquivel, arcivescovo dal 1605 al 1624, diventato Collegio dei nobili nel 1618 e convertito in Convitto nel 1848. Nel 1859, con la legge Casati, passò allo Stato.
Gli allievi
Sono stati numerosi i cagliaritani e non solo che hanno studiato tra i banchi del Convitto. L'allievo più famoso fu Giuseppe Manno, appartenente alla piccola nobiltà di Alghero. Diventerà il maggior storico della Sardegna. Sono gli anni Sessanta quando il Convitto ha tra i suoi studenti Stefano Pira, figlio del giornalista, antropologo e scrittore di Bitti, Michelangelo. «Ho un buon ricordo di quegli anni», dice Pira. «Il pregio maggiore è stato l'interclassismo, studenti benestanti convivevano con ragazzi provenienti dai quartieri più popolari. C'era la Sardegna che voleva crescere. Ricordo l'insegnamento della dizione italiana, affidata all'annunciatrice Rai Lina Lazzari e poi il pianto della maestra nel giorno in cui Kennedi venne ucciso».
Una curiosità. Non è stato un suo allievo ma del Convitto (della sede di via Manno) si è occupato lo scrittore e giornalista Pierluigi Serra. Lo ha fatto sulle pagine di “Cagliari Magica”, raccontando dei camminamenti sotterranei che collegano l'antico palazzo alla chiesa dei santi Giorgio e Caterina ma anche al convento delle cappuccine. È qui che si aggirerebbe lo spirito di un bambino morto sotto i bombardamenti del '43.
Andrea Piras