Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Caos allerta,l'ira dei sindaci

Fonte: L'Unione Sarda
11 ottobre 2018

Proteste in tutta la Sardegna. E c'è chi gira di notte per verificare di persona i rischi

 

 

«Un sistema inutile, è raro che rispecchi la situazione reale»

 

 

 

A Cardedu, due giorni fa, il meteo della Protezione civile aveva comunicato “precipitazioni a carattere temporalesco” e immediatamente la massima allerta, quella rossa. Il sindaco Matteo Piras ha chiuso le scuole, ma fuori c'era il sole. Ieri mattina alle 8, con l'allerta gialla (livello di criticità più basso) il primo cittadino ha rimandato i bambini regolarmente in classe. «Eppure veniva giù il diluvio», dice con rabbia il primo cittadino. Con il passare delle ore e l'intensificarsi delle piogge, alle 11 è arrivata la nuova allerta, quella rossa, «e non ho potuto far evacuare i bambini da scuola perché fuori le strade erano allagate e un gommone andava su e giù per i soccorsi. È assurdo», dice, «se ci avvisano con codici che non rispecchiano la reale situazione è tutto inutile».
PROTESTA UNANIME Dall'Ogliastra al Sarrabus, fino al Cagliaritano, è unanime la protesta dei sindaci contro i bollettini della Protezione civile. «Siamo consapevoli che indovinare la localizzazione esatta dei temporali sia complicato», dice Emiliano Deiana, presidente regionale di Anci, «ma non è possibile scaricare sui sindaci le responsabilità di un sistema complesso come quello della Protezione civile».
«SISTEMI D'ALLERTA INUTILI» La “macchina del maltempo” in Italia ha raggiunto una coerenza operativa nel 2015. Fino a quel momento i Comuni utilizzavano standard diversi per allertamento, pianificazione e gestione delle emergenze. Tre anni fa si è deciso di omogeneizzare il sistema, ricorrendo all'associazione di codici-colore (giallo, arancione, rosso) ai livelli di criticità (ordinaria, moderata, elevata). Il risultato, però, è che ancora il sistema non funziona come dovrebbe.
«Questi sistemi di allerta non servono a niente», sbotta su Facebook il sindaco di Villaputzu, Sandro Porcu. «Come si fa a diramare un'allerta gialla con queste condizioni meteo? Non se ne può più, è una vergogna».
SINDACI LASCIATI SOLI Gli amministratori si sentono soli e, dovendo rispondere di fronte alla legge per le scelte che compiono o non compiono, senza adeguato supporto sono sempre loro a restare «col cerino in mano», spiega Giulio Murgia, sindaco di Tertenia. «Martedì notte siamo andati a letto con l'allerta gialla, poi dalle 3 del mattino ha cominciato a piovere ininterrottamente. Alle 7 di mercoledì», ancora con l'allerta gialla, «ho deciso di chiudere le scuole», mentre i genitori cominciavano a preparare i figli, «avvisando personalmente diverse famiglie di non portare più i bambini a scuola. Non mi sono fidato», eppure avrebbe potuto, dal momento che l'allerta era ancora gialla, «e così ho deciso anche senza l'allerta rossa che è arrivata più tardi, a metà mattina».
IN GIRO ALLE 4 DEL MATTINO La stessa cosa ha fatto il sindaco di Castiadas, Eugenio Murgioni. «Spesso le informazioni non sono precise, ma non me la sento di accusare nessuno. Alle 4 del mattino, vedendo la pioggia che cadeva incessantemente, abbiamo cominciato a muoverci insieme alle forze dell'ordine e così ho ordinato la chiusura delle scuole. Se avessimo avuto l'allerta rossa, non avremmo certo potuto evitare i danni che adesso contiamo», aziende agricole allagate, negozi chiusi, caditoie saltate, «ma avremmo almeno potuto gestire l'emergenza in maniera più ordinata», aggiunge. I sindaci, va detto, puntano il dito contro il sistema di allerta e non contro la Protezione civile. «La macchina, una volta in moto, funziona bene. Quando ho avvertito di un allagamento su un ponte, al mio arrivo sul posto ho potuto constatare che erano già presenti uomini e mezzi della Protezione civile», spiega Murgioni.
COMUNICAZIONE Il problema, a volte, non è solo nella puntualità delle comunicazioni ma nelle comunicazioni stesse. «A metà mattina abbiamo ricevuto due allerta in cinque minuti. La prima rossa, la seconda arancione», riferisce la sindaca di Pula, Carla Medau. «Se non avessimo chiamato la Protezione civile non avremmo compreso che la seconda era riferita al rischio idraulico e non idrogeologico», spiega. «Viviamo perennemente in ansia, servirebbe un maggiore coordinamento. Serve una riflessione anche con la Regione che sul sistema di allerta si sta attivando parecchio. Però è evidente che qualcosa non funziona come dovrebbe».
Mauro Madeddu