di Ennio Neri
Gli ospiti (un’ottantina circa) dell’ex centro di Solidarietà Giovanni Paolo II, chiuso per restauri, andranno all’albergo Quattro Mori. In via Angioy a pochi passi dalla stazione e proprio dietro palazzo Bacaredda. Ma solo per un mese. Il tempo, come spiega l’assessore alle Politiche sociali Roberto Marras, “di avviare per tutti percorsi personalizzati che saranno definiti a breve attraverso un lavoro di coprogettazione con le associazioni (Caritas, Ozanam, Aquilone, ecc.). Alcuni ospiti di viale Sant’Ignazio sono già andati in via Angioy a prendere visione di quelle che per un mese saranno le loro stanze. Poi si vedrà.
I casi più gravi, gli anziani del reparto “Fragilità”, saranno ricoverati nella casa di riposo di Terramaini.
Anche loro non sono stati risparmiati dal blitz della settimana scorsa della Polizia municipale che ha bussato (2 pattuglie) al centro di viale Sant’Ignazio dopo la mezzanotte e mezza per far firmare a tutti il foglio in cui si ricordava la necessità di sgomberare entro il 28 settembre e di presentarsi ai colloqui presso gli uffici dell’assessorato per una soluzione.
Un blitz duramente contestato in consiglio comunale e dall’Asarp in un orario che va ben oltre la chiusura del centro (prevista per le 22, poco dopo quindi la municipale avrebbe trovato tutti gli ospiti in viale Sant’Ignazio). L’assessore Marras prende le distanze dall’iniziativa. “Noi dell’amministrazione non c’entriamo nulla”, spiega, “non abbiamo dato alcuna indicazione alla polizia municipale sull’orario. Oltretutto il centro chiude alle 22”.
La vicenda ha acceso gli animi in consiglio comunale. Qualche giorno fa depositata l’interrogazione di Alessandro Sorgia, consigliere comunale del gruppo misto. Nella serata di ieri il comunicato di Matteo Massa del Progressisti sardi che chiede “che si accantoni la fretta delle burocrazie, che rischia di proporre soluzioni insufficienti rispetto alla doverosa attenzione che meritano i percorsi personali degli utenti.
La tutela delle persone in situazione di disagio lavorativo, economico, sociosanitario”, aggiunge, “fa parte del nostro patrimonio politico e crediamo che le tempistiche burocratiche debbano attendere di fronte alla necessità di costruire per e con gli utenti del centro di solidarietà percorsi condivisi e progetti di accompagnamento adeguati e rispettosi della dignità e della libertà degli ospiti.
Ci preoccupano”, prosegue, “le ipotesi di trasferimento nella casa albergo, che non sarebbero adeguate alle esigenze di coloro che vengono trasferiti e andrebbero a complicare – per via delle diverse tipologie di assistenza necessaria – anche la gestione quotidiana per gli attuali ospiti di via Tiepolo.
Chiediamo inoltre si sospenda il trasferimento in altre strutture degli ospiti qualora in assenza di percorsi di assistenza predefiniti e condivisi.
Crediamo”, conclude, “si debba fin da subito convocare un tavolo con le amministrazioni competenti, dalla Regione all’Università, per individuare tra i numerosi spazi inutilizzati – nel polo che va dall’Ospedale Civile alle cliniche dismesse ricomprendendo i beni dello Stato, in particolare ex militari, spettanti alla Regione in attuazione dell’art. 14 dello Statuto – i luoghi dove ospitare nell’immediato futuro questo modello”.
Domani il sindaco Zedda parlerà in aula della vicenda.