Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Dall'hinterland con la bottiglia Don Lai: «Gli adolescenti arrivano in città per sbronzarsi»

Fonte: L'Unione Sarda
17 settembre 2018

L'ALLARME.

Le folli sfide tra chi beve più birre e superalcolici cominciano a tredici anni

Dall'hinterland con la bottiglia Don Lai: «Gli adolescenti arrivano in città per sbronzarsi» 

È l'ultima moda tra gli adolescenti cagliaritani e dei paesi vicini. Si chiama “binge drinking”, termine inglese traducibile in abbuffata alcolica. Consiste in una sorta di sfida di gruppo a chi beve più velocemente possibile sino a sei bicchieri di superalcolici e birra. La sbronza è immediata e devastante, ma solo così si viene accettati dal branco.
L'ALLARME DEL SACERDOTE «C'è un'intera generazione alla deriva che si sta suicidando tra l'indifferenza di noi adulti». Don Marco Lai, responsabile della Caritas diocesana, li incontra ogni fine settimana per le strade del centro. Ragazzini dai 13 e i 15 anni, gonfi di alcol e rabbia. «Si spostano in gruppi numerosissimi, anche di cento e più. Sono giovanissimi e molti provengono dai paesi dell'hinterland, sfuggendo così al controllo sociale e dei genitori che non sanno dove sono e cosa fanno. Prima si ritrovavano in posti abbastanza appartati, come in via San Saturnino. Ma ora hanno conquistato anche le piazze di Stampace e Marina. Fanno risse e atti di vandalismo ma non è questo che mi preoccupa». Don Lai ha provato a parlarci, a capire le ragioni che li spingono a ridursi in quello stato. «Se va bene reagiscono con indifferenza - spiega -. Poi ti devi allontanare perché volano le bottiglie. Io credo che sia un'emergenza sociale enorme, la più grave nella nostra città. Non stiamo parlando di schiamazzi, qua c'è in gioco una montagna di minori che sta buttando via la propria vita».
LA RESPONSABILE DEL SERD Graziella Boi, responsabile del Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici alcol correlati del SerD, rincara la dose. «Il binge drinking può lasciare segni indelebili nella psiche di soggetti così giovani - spiega -, da noi è diffusissimo soprattutto tra gli adolescenti: in pochi lo sanno ma siamo al primo posto in Italia per la diffusione di questo particolare fenomeno». A partecipare al “gioco” sono ragazzini sempre più giovani, in alcuni casi ancora bambini. «L'età del primo bicchiere si sta abbassando sempre più. Bevono già a dieci anni, rischiando danni cerebrali permanenti. E smartphone e internet peggiorano le cose: si sfidano e filmano la loro abbuffata alcolica sino ad arrivare anche al coma etilico». Il SerD attualmente segue cinque minori alcoldipendenti, ma è solo la punta dell'iceberg. «Purtroppo è un fenomeno noto ma misconosciuto, nel senso che è difficile far emergere questi casi. Ma noi sappiamo che il problema è enorme».
DROGHE SINTETICHE Abuso di alcol ma non solo. L'altra emergenza sono le smart drug. «Sono droghe sintetiche che trovano facilmente su internet, gliele spediscono a casa in pacchetti. Anche questo fenomeno è in crescita esponenziale, i ragazzini le abbinano all'alcol per provare esperienze sempre più forti. Quando finiscono in Rianimazione, ed è successo molte volte, chiamiamo il centro antiveleni di Padova che non sa cosa dirci perché sono miscugli chimici di cui non si conosce il contenuto. Così dobbiamo mandare liquidi biologici perché facciano le analisi».
LA PREVENZIONE L'unica strada è la prevenzione. Ma non si fa, non abbastanza. «Abbiamo formato dei ragazzi delle superiori con l'alternanza scuola lavoro - conclude Boi - mandandoli poi a parlare di questi temi alle medie. Hanno fatto meglio di noi perché parlano lo stesso linguaggio ma nelle scuole è raro che ci sia contezza delle criticità, bisognerebbe costruire ambiti privilegiati in cui certe situazioni emergano». Ma è difficile. «Purtroppo i genitori pensano di avere tutto sotto controllo e non chiedono aiuto, c'è una cultura troppo permissiva e in pochi capiscono cosa sta accadendo ai nostri figli».
Massimo Ledda