CASTELLO. In via Lamarmora da due anni riduce la carreggiata e il bus non può più transitare
Blindata la Manno, l'assessore Chessa: «È della Provincia»
Barbecue da una parte, stendibiancheria dall'altra e al centro un'altarino senza pretese realizzato con un vecchio pallet di legno. Al centro un avvertimento scritto in verde: «Se rubi Dio ti vede e vai all'inferno, se ti vedo io ci vai senza mani». Sono i nuovi complementi d'arredo di via Lamarmora, dove la gabbia di metallo che imprigiona l'ex scuola Manno sembra ormai essere parte integrante del paesaggio di Castello. Dove di sorridente c'è solo la statuetta di Ollio sistemata all'ingresso dell'edificio occupato dal gruppo di Sa Domu, che rivolge ai passanti il saluto indiano: Namastè . Perché per il resto l'umore non è dei migliori. «È una vergogna, questo quartiere è sempre più abbandonato e isolato».
MOBILITÀ INSOSTENIBILE «Guardi, quest'impalcatura è uno dei must del rione», ironizza Paolo Marongiu, presidente del Comitato Castello 2020. «È lì minimo da due anni, ormai ho perso il conto e in parte anche le speranze», commenta. «Vorrei capire se dobbiamo considerarla un optional o un elemento fisso, perché è assurdo che in tutto questo tempo chi di dovere non sia riuscito a sistemare la facciata», osserva. «Altro che mobilità sostenibile, per chi abita a Castello è insostenibile, tra ascensori guasti e nessun mezzo pubblico che serva il quartiere», chiude. «Tra poco ci diranno di spostarci in elicottero, perché non ci restano tante alternative», interviene Maria Beatrice Cugusi dal bancone dell'unica farmacia del quartiere. «Almeno prima passava il pollicino, ma da quando hanno piazzato l'impalcatura il mezzo non riesce più a transitare. E non solo lui, perché anche chi ci porta i medicinali ha dovuto cambiare macchina per rientrare negli spazi ridotti per via del ponteggio», racconta. «Oltretutto hanno bloccato l'uscita di via Mazzini, creando ulteriori disagi. La realtà è che non se ne può più, ma è come parlare con i mulini a vento», prosegue. «È evidente che ai nostri politici non importi nulla del rione»
IL COMUNE Maurizio Chessa, assessore comunale ai Lavori pubblici, mette le mani avanti. «L'edificio è di proprietà della Provincia e tra l'altro è sottoposto a vincolo della Soprintendenza», spiega. «Capisco i disagi dei residenti, ma non potendo procedere noi con la messa in sicurezza della struttura abbiamo dovuto transennare», sottolinea. «Di certo l'impalcatura non è stata dimenticata lì per incuria, ma ribadisco che gli interventi sullo stabile, come la rimozione delle parti pericolanti non sono di nostra competenza», ribadisce. «Ovviamente non posso assottigliare il pollicino, ma per quanto in mio potere cercherò di sollevare il problema e di trovare una soluzione».
Sara Marci