L'unica finestra era stata murata per difendere il diritto del carcerato
Disperazione in via Podgora: occupata la casa del detenuto
Tra le palazzine popolari di via Podgora si combatte una guerra tra poveri. Da una parte c'è un legittimo assegnatario, che dopo la morte della madre avrebbe diritto a entrare in possesso dell'alloggio conteso (ma che attualmente è in carcere), dall'altra una mamma che ha deciso di occupare per poter dare un casa ai suoi quattro figli, di cui tre minori. «L'appartamento era vuoto, se avessi avuto alternative certo non avrei sfondato», spiega la donna dalla finestra.
VITA PRECARIA «Lo so che è un reato e mi dispiace essere arrivata a questo punto, anche perché ho sempre detto che non avrei mai fatto una cosa del genere, ma l'appartamento era disabitato da almeno un anno e non posso certo far vivere miei figli per strada», si giustifica la trentanovenne che accetta di parlare purché non si riportino il suo nome e il suo cognome. «Il Comune si deve svegliare: è pieno di immobili vuoti e inutilizzati, eppure tante famiglie come la mia sono da anni in attesa di un alloggio popolare», osserva. «Ho provato a percorrere la strada della legalità, presentando regolare domanda agli uffici, ma non è servito a niente». Il passaggio successivo è stato andare ad abitare nell'ex scuola di via Zucca, a Pirri, «non era più possibile stare lì, tra i topi, blatte e pulci», così domenica ha deciso di sfondare il muro di blocchetti tirato su dal Comune a protezione di porta e finestra della casa di via Podgora.
Le macerie sono ancora lì, ammassate ai piedi del davanzale da cui racconta la sua storia. Simile a quella di tantissime altre famiglie appese a una graduatoria che viaggia a velocità diversa rispetto alle richieste di chi spera in una casa. Al suo fianco ci sono due dei quattro figli. Il più grande ha vent'anni, il più piccolo dieci. Gli altri, hanno quindici e tredici anni. L'intervento dei vigili di qualche giorno fa si è concluso con un nulla di fatto, intanto il caso fa discutere la politica.
SCONTRO POLITICO «Sul caso umano non posso dire niente, anche perché ci sono minori di mezzo che ovviamente vanno tutelati», premette Alessio Mereu, consigliere di opposizione di Fratelli d'Italia. «Ma è chiaro che non si possano tollerare le occupazioni abusive, perché si rischia di avallare l'illegalità», commenta. «Siamo davanti non tanto a una guerra tra poveri ma tra gente disperata, a cui l'amministrazione non dà risposte, dal momento che negli ultimi sette anni non è stata fatta alcuna programmazione per risolvere il problema abitativo», polemizza. «L'elenco dei richiedenti di alloggi popolari continua a crescere, dall'altra parte si procede con interventi tampone che non risolvono il problema. È compito dell'amministrazione applicare e far rispettare le leggi, andando avanti di questo passo rischiamo di piombare nell'anarchia e di far passare il messaggio che basta sfondare un muro per ottenere ciò che si vuole».
IL MOVIMENTO Leggi e graduatorie a rilento da una parte, dall'altra un sogno comune. «Ognuno ha il diritto di vivere dignitosamente, e per farlo è fondamentale avere un alloggio», sentenzia Marisa Depau, ex consigliera comunale e presidente del “Movimento di lotta per la casa casteddu”. «Non condanno chi occupa, perché è la disperazione che porta a compiere azioni come questa della famiglia di via Podgora, chi condanno sono le istituzioni che non fanno niente per cambiare la situazione», protesta. «Siamo arrivati alla situazione paradossale in cui alle associazioni si riesce a trovare una sistemazione e le famiglie vengono lasciate senza un tetto. L'esempio più eclatante è lo stabile di via Falzarego: un intero palazzo che avrebbe potuto offrire accoglienza a tanta gente bisognosa», evidenzia. «Per non parlare di tutti gli immobili abbandonati da anni. Le leggi repressive possono servire soltanto dopo che vengono dati gli strumenti per farle rispettare, ma la realtà è differente: qualcuno è in graduatoria da vent'anni, altri assegnatari magari hanno venduto l'alloggio che gli era stato assegnato. Perché non è certo una novità che esista un mercato di questo tipo. Segno evidente che non ci sono controlli».
Sara Marci
DECRETO DEL PRESIDE