La questione riguarda oltre 400mila ettari sparsi in tutta la Sardegna
Usi civici, il caso è chiuso Affidato all'Università un progetto per valorizzarli
Anche un progetto di ricerca dell'Università di Cagliari per valorizzare le aree gravate dagli usi civici. Una questione complessa, che va avanti da decenni (se non secoli) e che l'amministrazione regionale sta cercando di sistemare. Intanto, giusto per intendersi, gli assessorati degli Enti locali e dell'Agricoltura - che si stanno occupando di rimettere ordine nel guazzabuglio di terreni disseminati in moltissimi centri dell'Isola - hanno già destinato delle risorse per i Comuni in cui il problema ha un'incidenza maggiore e che, magari, non hanno una struttura tecnica adeguata al compito.
RITARDI Uso civico, definizione sconosciuta ai più, significa semplicemente l'utilizzo di un suolo di proprietà pubblica per fini di interesse generale. Interesse che spesso è venuto meno, più per sciatteria e ignoranza che per malafede. Ora, sia pure con grave ritardo, si sta lavorando per regolare la materia. I Comuni, dopo aver censito i terreni ad uso civico, devono modificare la destinazione d'uso e iscriverla in un apposito registro.
IL CASO OROSEI Sembra una stupidaggine, una cosa da niente, in realtà non è così. A Orosei, in particolare a Cala Liberotto, sempre per citare un caso limite (ce ne sono altri, comunque), nei terreni a uso civico sono state costruite delle case con la “complicità” del Comune che ha rilasciato delle regolari concessioni edilizie. Il punto è che quel suolo non può essere di proprietà di chi ha realizzato gli immobili. Che fare?
L'AMBIENTALISTA «Semplice - spiega Stefano Deliperi, presidente dell'associazione ambientalista “Gruppo di intervento giuridico” - il Comune deve trasferire l'uso civico su altre aree di sua proprietà. Una possibilità sarebbe Bidderosa ma l'amministrazione non ci vuole sentire da quell'orecchio. In ogni caso, dovranno risolvere». Chi ha una villetta nei terreni su cui gravava l'uso civico, tuttavia, non subirà alcuna conseguenza, non sarebbe neanche giusto. Del resto la responsabilità sarebbe ascrivibile solo a chi era a conoscenza della situazione, ovvero Comuni e notai che hanno stipulato gli atti di compravendita.
IL PASTICCIO Insomma, un classico pasticcio all'italiana nel quale la Sardegna ha fatto però la sua parte. «Da tempo abbiamo denunciato l'anomalia, anzi il far west - prosegue Deliperi - ma la Regione si è mossa, dico finalmente, solo di recente. La legge regionale sulla disciplina degli usi civici risale al 1994 ma è rimasta inapplicata per diversi anni. E comunque, già nel 2012, il censimento avviato per mappare i Comuni che disponevano di questi terreni era in fase conclusiva. In pratica, il tema riguarda la stragrande maggioranza delle municipalità, fatta eccezione per le città regie (Cagliari, Sassari, Iglesias, Castelsardo, Oristano, Bosa e Alghero) e pochi altri centri.
MAPPATURA Attualmente, alla mappatura mancano meno di 60 Comuni. «Entro la fine dell'anno - assicurano dall'assessorato degli Enti locali - il lavoro sarà finito». Per Deliperi si tratta di una importante battaglia vinta: «Con questa operazione, quei terreni avranno una doppia salvaguardia. E non ci saranno leggi urbanistiche che tengano a ipotizzare solo un centimetro cubo di cemento». ( v. f. )