Di Ennio Neri 8 agosto 2018
Il 2019 sarà l’anno delle urne a Cagliari, si voterà per le regionali a febbraio, per le europee a maggio, poi per la suppletive per il seggio alla Camera dei Deputati e, forse anche per il consiglio comunale. Almeno se il primo cittadino Massimo Zedda accetterà la candidatura offertagli dal Pd e dai tanti sindaci di centrosinistra (dal sassarese e la Galliura fino al Campidano) in pressing affinché il sindaco del capoluogo accetti di scendere in campo e presentarsi come candidato alla poltrona più importante di viale Trento. Il sindaco, forte di una vittoria al primo turno alle ultime comunali (l’unico tra i sindaci delle grandi città italiane) e avversario ostico per i favoritissimi grillini (è stato assolto al processo sulla nomina della Crivellenti al Lirico e, anche per la giovane età, per l’elettorato sardo non incarna il vecchio volto della politica, anzi è visto come una novità) è tra i pochissimi volti spendibili a sinistra.
Sui giornali il neo segretario regionale Pd Cani (corrente dem vicina al sindaco cagliaritano) e Luciano Uras, Campo progressista hanno parlato di una “saldatura” tra Pd e Progressisti. E chissà che da questa rinnovata alleanza non possa sbocciare proprio il nome di Zedda come candidato alla successione di Pigliaru. Il primo cittadino “casteddaio” ci sta pensando e sta valutando le concrete possibilità di successo tra il timore di un flop che possa compromettergli la carriera e il pressing del Pd, che in assenza di un candidato in grado di conquistare fette importanti di elettorato, rischia la catastrofe.
E a quel punto cosa accadrebbe a Cagliari? Secondo i bene informati tra le norme ci sarebbe una scappatoia che consentirebbe al primo cittadino di non doversi dimettere prima delle regionali. Il sindaco potrebbe dover scegliere dopo (da presidente o da consigliere regionale) tra Regione e Comune. In caso di dimissioni la vicesindaca Marras conquiseterebbe la poltrona più importante di palazzo Bacaredda fino a nuove elezioni che a qual punto si dovrebbero tenere in primavera. E in quel caso la nomina del candidato del centrosinistra alla carica di sindaco spetterebbe al Pd.