Così la compagnia di Origo festeggia i diciott'anni
A ttori e marinai, col vento in poppa a muovere le vele della fantasia. Il progetto “Teatridimare”, guidato dalla Compagnia “Càjka” compie diciotto anni. Diciotto anni di spettacoli in tutto il Mediterraneo, per trentamila miglia complessive, a bordo di una barca a vela. Altro che capitani coraggiosi, piuttosto capitani ed attori coraggiosi. E la nuova stagione è pronta a salpare con la collaborazione di Sardegna Teatro e il supporto della Guardia Costiera. Questa volta toccherà le coste sarde. E per la precisione: «Portoscuso l'11 agosto, Stintino il 18, Olbia il 24, e Cagliari per il gran finale, il 28 settembre», spiega il direttore artistico e capitano dell'impresa, Francesco Origo.
«Porteremo in scena, a visione completamente gratuita, un solo spettacolo, intitolato “Blu”». La storia è quella di una residenza sottomarina, dove si ritrovano tanti personaggi di ogni epoca e provenienza, che si sono sperduti nel mare, accuditi da una nereide: «C'è un po' di Shakespeare, un po' di Melville, un po' di Verne. È la mia “Spoon River del mare”, un tributo a chi si è perduto sotto quelle acque», spiega con emozione. «Ci saranno brani originali e citazioni da varie opere letterarie».
E come un capitano, Origo lancia un vero abbordaggio all'indirizzo di Matteo Salvini: «Chi è cresciuto senza conoscere i porti non può capire che non si possono chiudere. Per fortuna il bravo comandante della Guardia Costiera l'ha detto ad alta voce: non si lascia solo nessuno in mare. Perché non ha confini». A queste parole, tutta la ciurma applaude: «Siamo una grande famiglia», continua Origo presentandoli; c'è il figlio Giambattista, gli attori e naviganti Giampaolo Fancello,Barbara Usai, e tanti altri. «Sono salito a bordo anch'io», racconta Basilio Scalas, direttore della cooperativa Sardegna Teatro, «più che marinaio, sotto sotto vice mozzo improprio... e ho capito che solo stando in piedi in precario equilibrio su una tavola coperta di acqua salata, puoi comprendere davvero il tuo rapporto con il mare».
La vita nell'equipaggio dei Teatridimare è proprio quella dei veri marinai: «Trascorriamo tanto tempo tra le vele della nostra barca George, dove stiviamo tutto l'occorrente per recitare, poi arriviamo in porto. La banchina diventa platea e palcoscenico», racconta Origo. Come un uccello marino, da costa a costa. «Per questo ci chiamiamo “Càjka”, ovvero gabbiano in russo. Ho avuto la fortuna di fare teatro per tutta la vita, lavorando con Mariangela Melato e Giorgio Albertazzi. Ma un'altra mia passione da sempre è la vela, così ho unito le cose». Il viaggio della barca di Teatridimare non si ferma qui: «Sognamo di veleggiare verso la Grecia che, benché ferita, resta capitale di teatro e di cultura».
Giovanni Lorenzo Porrà