Il test: tre giorni al volante di un'auto bollente, tra notti insonni e piccole oasi di felicità
Si può sopravvivere col condizionatore spento? Sì, ma a fatica
Chiusi in un barattolo di vetro sotto il sole. Più o meno è questa la sensazione se deciderete di spegnere l'aria condizionata nei giorni più caldi dell'anno. Il test di 72 ore è iniziato all'alba del 30 luglio e si è concluso alla mezzanotte del primo agosto. Niente ventilatore, niente bocchettoni aperti in auto, niente split in cucina o in camera da letto. Tutto mentre Cagliari conquistava il record di città più afosa d'Italia, la Protezione civile avvertiva che a causa delle alte temperature il rischio di incendi era salito oltre la soglia stagionale e i Pronto soccorso registravano un picco di ricoveri per malori dovuti al caldo.
La risposta alla domanda Nel 2018 siamo ancora in grado di vivere senza aria condizionata? è: «Sì, ma con molta fatica, un numero imprecisato di litri di acqua al giorno e una grande voglia di vedere come va a finire». La prima riflessione da fare all'alba del giorno dopo (con il condizionatore finalmente riacceso) riguarda le innumerevoli complicazioni che il problema del caldo porta con sé. Tra queste spiccano quella della sicurezza, dei parcheggi introvabili, delle notti insonni e delle levatacce che vi renderanno stanchi per tutte le ore a venire.
L'INCOSCIENZA Il primo giorno può essere definito della scoperta . Di buon mattino, già accaldati benché appena usciti dalla doccia, vi troverete ad affrontare situazioni che non avevate previsto.
Ore 10.30 di lunedì, il termometro dell'auto posteggiata in via XX Settembre segna 35 gradi. Il volante scotta, l'aria brucia la gola e voi, con tutti i finestrini aperti nel tentativo disperato di far circolare un filo d'aria, fermi davanti al semaforo rosso di via Roma, verrete assaliti da un pensiero improvviso: «E se qualcuno infilasse il braccio dall'altra parte per rubare la borsetta poggiata sul sedile»? Preoccupati, potrete decidere di alzare il finestrino o, come nel caso di specie, lanciare la borsetta dove nessun ladro potrà mai raggiungerla. Dopo una mattina al computer, verso le 13 è ora di lasciare l'ufficio (refrigerato) per la pausa pranzo. Alle 16, una nuova epifania. In viale Trieste il camion della De Vizia svuota i cassonetti sotto un sole cocente e un venticello bollente diffonde un tanfo di verdura andata a male e altre schifezze. Meglio chiudersi in auto sigillando i finestrini nel tentativo di lasciare fuori la puzza o respirarla a pieni polmoni? Il viaggio verso via Santa Gilla è proseguito come in una scatola di latta. Chiusa.
Cinque ore di respiro in redazione scivoleranno via come mai prima d'ora e alle 21.20, al rientro a casa, il termometro dell'auto segna ancora 29 gradi e vi avverte di una nuova impellenza: cercare il parcheggio migliore per ritrovare l'auto all'ombra la mattina dopo. Ma poiché conquistare uno spazio libero in centro all'ora di cena è cosa impossibile vi accontenterete di quello che c'è e, con il pensiero di aver mancato un posto all'ombra, andrete incontro a una notte che si annuncia lunghissima. Inutile spalancare la finestra perché nemmeno un refolo di vento verrà a rinfrescarvi mentre con gli occhi spalancati fisserete la lucina rossa e tentatrice del condizionatore che sta sopra alla vostra testa. Penserete che non possa esserci di peggio. Ma non è così e ve lo dirà - poco prima dell'alba - la luce del sole che inonderà la vostra camera proprio quando, sfiniti, sarete crollati in un sonno profondo. Sarete di pessimo umore.
SUGGERIMENTI E COMPLICI Martedì, al secondo giorno di afa, davanti al termometro dell'auto che alle 10.30 indica 38 gradi, il ricordo del giorno prima vi farà tremare e potrete così decidere che una bella passeggiata sotto il sole sia comunque meglio. Il primo appuntamento è alle 11 con l'assessore comunale Danilo Fadda che, informato dell'esperimento in corso, dimostra massima disponibilità e con un messaggio chiede alla segretaria di spegnere l'aria condizionata nell'ufficio che affaccia su Largo Carlo Felice e via Roma. Un caffè prima di parlare delle nuove assunzioni in Comune e Fadda - forse nel tentativo di vendicarsi in anticipo del caldo che sarà costretto a patire - con un sorriso perfido suggerisce: «A voler essere rigorosi l'acqua dovrebbe essere a temperatura ambiente». Detto, fatto. Il barista dell'Avion's bar serve mezzo litro di acqua tiepida prima di augurare una buona giornata. La segretaria è stata solerte: nell'ufficio al primo piano di Palazzo Bacaredda fa un caldo terribile. Per non soffocare, il padrone di casa spalanca le finestre facendo emergere un nuovo problema indiretto del caldo bollente: lo strombazzare dei clacson, le frenate davanti al semaforo e il chiacchiericcio della gente per strada sono insopportabili.
IN SPIAGGIA Al terzo giorno - se avrete la fortuna di una giornata di libertà e dopo che l'iPhone chiuso in auto sarà andato in tilt segnalando di aver raggiunto la temperatura di non ritorno - andrete al mare. Lì, dopo aver fatto un bagno rinfrescante, capirete di aver imparato ad apprezzare le piccole oasi felici che la vita quotidiana vi offre: l'attesa davanti al banco-frigo dei supermercati, gli autobus affollati ma comunque climatizzati e la sala d'aspetto del medico dove vi accontenterete delle pale di un vecchio ventilatore che spostano cumuli di aria bollente.
Mariella Careddu