Migranti, altolà della Regione a Salvini: “No ai tagli sulla qualità dei servizi”
No ai tagli sulla qualità dei servizi per i migranti. Dall’assessorato regionale agli Affari Generali arriva subito l’alt alla direttiva del ministro dell’Interno Matteo Salvini che punta alla “razionalizzazione” dei costi nel sistema dell’accoglienza. Il sospetto è che questa parola non sia altro che un grimaldello per procedere a tagli selvaggi: “Se la direttiva del ministero è tesa a favorire l’accoglienza in centri più piccoli va nella giusta direzione, se significa migliorare quello che si sta facendo sono d’accordo – afferma l’assessore Filippo Spanu – ma sia chiaro, noi non accetteremo tagli sulla qualità dei servizi e sull’integrazione dei migranti”. Nella direttiva emanata 24 ore fa dal Viminale tra le altre cose si afferma che “i servizi di prima accoglienza vanno rivisitati anche in un’ottica di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica”. A pensar male la riduzione dei costi potrebbe colpire, ma non è detto, quanto di buono fatto in questi mesi dalle regioni e dagli enti locali.
In Sardegna secondo Spanu la situazione nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) è migliore rispetto a quella delineata nell’ultimo report pubblicato da In Migrazione che invece evidenzia carenze nei bandi predisposti dalle Prefetture per la gestione dei centri. “Bisogna tenere in considerazione il contesto in cui sono stati fatti quei bandi ovvero una situazione che in quel momento (tra il 2015 e 2016, nda), quando i migranti che sbarcavano erano numerosi, era di grandissima urgenza. Le navi arrivavano da un giorno all’altro e bisognava affrontare l’emergenza in tempi strettissimi. Oggi non siamo di fronte a una situazione caotica, lentamente anche grazie alla collaborazione tra le istituzioni il sistema si sta spostando verso un’accoglienza diffusa. Ricordiamoci anche – prosegue – che le cifre di cui parla il report fanno riferimento a risorse impegnate ma non necessariamente spese. A fronte della cifra di oltre due miliardi a livello nazionale di cui si parla penso che la spesa si aggiri invece sul miliardo e mezzo”.
Nell’ultimo anno, in base al ‘Piano regionale per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati’, la Regione nei 145 centri di accoglienza straordinaria presenti nell’Isola ha messo in campo diverse attività. Progetti di volontariato sociale che hanno coinvolto oltre 250 richiedenti asilo, attività di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, un servizio di mediazione culturale in occasione degli sbarchi grazie a un accordo con la questura di Cagliari, ma anche attività di lotta alla tratta e di cooperazione internazionale. In Senegal ad esempio nei comuni di Dabia, Agnam, Thilogne e Orefondeé va avanti una serie di azioni per “migliorare le condizioni socio-economiche del territorio e contrastare i flussi migratori dall’area favorendo il rientro dei cittadini senegalesi residenti in Sardegna” e all’orizzonte ci sono progetti con Uganda e Algeria. La Regione inoltre ha collaborato con le università sarde per il riconoscimento dei titoli di studio dei richiedenti asilo mentre tramite l’azienda di tutela della salute (Ats) vengono assistite le persone più vulnerabili presenti nei Cas e si sta organizzando un percorso formativo (tre giornate) in favore degli operatori sanitari.
Le cose migliorano ma i problemi non mancano. Per la Regione la gestione della seconda accoglienza va gestita meglio. E qui arrivano le bacchettate al Ministero: “Sull’aumento del numero dei posti Sprar è tutto fermo – dice la Regione – il ministero non ha ancora pubblicato le graduatorie”. Inoltre, dice Spanu, “la gestione degli Sprar oggi è sbagliata, i posti disponibili vanno decisi a livello regionale e non da Roma a livello centrale come avviene adesso”.
Andrea Deidda