Nasce il reddito “di libertà” per le donne vittime di violenza
Affrancarsi dal contesto familiare dove si consumano le violenze attraverso l’indipendenza economica. Grazie a un reddito “di libertà” destinato alle donne vittime e istituito da una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Sardegna. Si tratta della prima legge in Italia ad avere una norma organica in materia.
Il testo porta la prima firma della consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda e prevede l’erogazione di un sussidio economico per la durata di tre mesi non utilizzabile per l’acquisto di tabacco, alcol e droghe. Le donne con dipendenze beneficiano del Rdl solo nel caso in cui abbiano intrapreso un percorso riabilitativo. La dotazione finanziaria è di 300mila euro per il 2018. Tra le altre agevolazioni: l’esenzione dal pagamento delle tasse per un anno, la garanzia di servizi sociali di supporto offerta con l’aiuto di centri antiviolenza e di case protette, l’affido familiare delle donne e dei figli minori. I piani saranno personalizzati e comprenderanno il miglioramento dell’occupabilità e il reinserimento lavorativo, il riconoscimento di priorità per l’assegnazione di alloggi popolari, l’accesso ai servizi delle politiche attive per il lavoro, l’attivazione del servizio di assistenza legale, l’aiuto economico per favorire la mobilità geografica originata da violenza e pericolo,il sostegno al percorso scolastico e formativo di ogni ordine e grado e per ogni fascia d’età, la facilitazione per l’utilizzo dei servizi di trasporto pubblico regionale e locale.
“Questa è una legge di civiltà – ha spiegato Zedda – che affronta il problema della violenza economica, di cui si parla meno anche se costituisce un elemento grave che impedisce alla donna di uscire dalla relazione: la riconquista dell’autonomia è quindi centrale per potersi sottrarre ai soprusi”.
“Questa legislatura – ha sottolineato Daniela Forma (Pd) – si è connotata in maniera molto positiva per leggi di civiltà a sostegno delle buone politiche di genere, a cominciare dalla legge statutaria elettorale, un dato importante perché consentire alla donne piena cittadinanza nelle istituzioni significa contribuire a rimuovere gli ostacoli che ancora esistono per la loro affermazione nella società”. Rossella Pinna del Pd ha ribadito “la centralità del cambiamento culturale che purtroppo non ha tempi brevi come dicono i numeri che invece stanno aumentando”. Secondo la consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, non si tratta di una legge sulle donne ma sugli uomini, che ci interroga sul perché si debbano stanziare soldi per difendere le donne dalla violenza”.