Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ecco Cristina Donà, voce in controluce

Fonte: L'Unione Sarda
19 luglio 2018

La cantautrice oggi all'Exma per il Waves Festival

 

 

T orna in Sardegna Cristina Donà, una delle più raffinate cantautrici della scena musicale italiana; torna a esibirsi stasera nel cuore di Cagliari (all'Exma, in via San Lucifero 71), per il sesto appuntamento del Waves Festival, organizzato dall'associazione culturale MIS, che ha incontrato, data dopo data, un successo sempre crescente. Aprirà l'evento, alle 21, la cantautrice cagliaritana Ilaria Porceddu. L'ambiente intimo e suggestivo dell'Exma ospiterà poi il concerto di Cristina Donà: una selezione ricercata di “Canzoni in controluce”, per usare le sue stesse parole. Il biglietti sono in prevendita a 13 euro.
Che concerto sarà quello di stasera?
«Nelle date del tour acustico di quest'anno mi accompagna Saverio Lanza, chitarra e voce, oltreché produttore e coautore dei pezzi degli ultimi due album (“Torno a casa a piedi” e “Così vicini”). Dopo i nuovi arrangiamenti dei brani, molto articolati, per il ventennale di “Tregua” - che abbiamo suonato live nel 2017 - sentivo il bisogno di tornare alle cose semplici, essenziali, utilizzando un set minimale, con poca attrezzatura. Volevo concentrarmi sul mio strumento: la voce. Spazierò fra tutto il mio repertorio e non mancherà qualche cover».
Cosa le suscita l'idea di tornare in Sardegna?
«È una terra che mi affascina molto, vorrei approfondire la sua conoscenza. Oltre ai concerti, qui ho tanti amici e ho trascorso spesso le vacanze in Gallura».
Nel 2017 ha celebrato i vent'anni dall'esordio con una nuova edizione di “Tregua”, un'occasione per tracciare dei bilanci: come si sente a questo punto della carriera?
«Sono state tante e spesso impreviste le strade che ho attraversato. Nonostante la crisi generale della discografia (il download gratuito e il crollo di vendite dei cd), devo dire che mi sento un'artista fortunata. Quando ho iniziato, nella seconda metà degli anni Novanta, sotto l'etichetta Mescal, c'era ancora il tempo per crearsi un'identità espressiva, non si veniva bruciati in una sola stagione».
Lei si è sempre saputa dosare con gli impegni e con le uscite discografiche: come mai questa scelta?
«È un approccio che mi assomiglia. Ho bisogno di prendermi il mio tempo per scrivere qualcosa che mi piace; voglio che escano solo canzoni di cui sono pienamente convinta. In generale siamo tutti troppo saturi di stimoli, informazioni e impegni, a volte il silenzio è una risorsa. E poi tra un disco e l'altro ci sono la famiglia, i tour e bellissimi progetti come “Amore che vieni amore che vai: Fabrizio De André - Le donne e altre storie”, in cui presto la voce alle donne narrate da Faber».
Le sue canzoni parlano spesso di mondi contrastati, ma lo fanno con un'intonazione capace di mantenere l'incanto.
«Fra gli artisti che ho seguito, molti mi hanno mostrato come rappresentare in musica la sofferenza e le difficoltà della vita. Io preferisco lasciare emergere anche gli aspetti felici dei nostri gironi, suggerire delle chiavi per venir fuori dall'oscurità. Non amo esprimermi con slogan politici, ma l'impegno è stesso per mettere in luce il mondo emotivo delle persone, il rapporto indissolubile che ci lega alla natura».
Come è cambiata la musica indipendente in Italia dagli anni Novanta?
«Sono cambiati molto gli aspetti produttivi, adesso gli artisti guadagnano soprattutto con i concerti. Mi sembra che oggi stiamo assistendo a un periodo di rinascita. Tra i nuovi cantautori apprezzo Brunori Sas. Anche se la generazione di mio figlio, va detto, si sente rappresentata soprattutto dall'hip hop».
Luca Mirarchi