La dura vita degli ambulanti tra magri guadagni e tanta burocrazia
L'abusivo: «Sogno di essere regolare anche io»
«Ho cinquantun anni, lavoravo in una ditta di autotrasporti. Qualche anno fa, il giro d'affari è calato e mi sono trovato disoccupato. Che cosa potevo fare?». Marco («cercate di capirmi, sto facendo una cosa non concessa: non posso dirvi il cognome», chiarisce) si è inventato un'occupazione: di sera, va in giro a svuotare cantine e solai; recupera tutto ciò che può avere una seconda vita e, di giorno, lo vende nel mercatino di fronte alla chiesa della chiesa della Medaglia miracolosa. Uno dei tanti, un abusivo. Che vorrebbe uscire dall'illegalità. «Guadagno poco, qualche decina di euro al giorno, quando va bene. Ma sarei felice di pagare, non troppo ovviamente, per potermi mettere in regola e lavorare così tranquillamente».
LA FOTOGRAFIA Un abusivo, secondo leggi e regolamenti. Così come sono abusivi anche i venditori di merce, spesso contraffatta, nel largo Carlo Felice, in via Roma e al Poetto. Venditori stranieri, quasi tutti senegalesi: un gruppetto di dieci, venti persone che cercano di “fare la giornata” e sono pronti alla fuga quando compaiono divise. Eppure, a differenza di quanto normalmente si pensa, la maggior parte degli ambulanti stranieri è regolare: hanno, per usare la terminologia burocratica, la licenza per il “commercio itinerante”.
LE TIPOLOGIE Si parla di ambulanti ma, in realtà, è necessario fare una serie di distinguo: ci sono quelli “stabili” che hanno il cosiddetto posteggio (205 hanno la licenza comunale, 87 quella provinciale), gli “itineranti” (1791 licenze rilasciate dal Comune), chi espone le proprie merci nei mercati tematici (ambulanti che hanno la copertura dell'organizzatore dell'evento). E, appunto, gli abusivi. Gli stranieri già citati e anche gli italiani che improvvisano bancarelle in tutta la città per svoltare qualche euro.
LE STORIE Sono regolari, per esempio, i venditori di cover per smartphone (quasi tutti provenienti dal Bangladesh) che stanno nel centro della città. Abdul Kader sta allestendo la sua bancarella in via Sardegna. «Sono qui da tanti anni», racconta, «ho anche venduto L'Unione Sarda in spiaggia. Poi ho iniziato a fare l'ambulante, un lavoro che, sino a qualche tempo fa, rendeva almeno un po'. Ora non più: appena finisco questa merce, cerco un'altra occupazione». Ma, intanto, vende nel pieno rispetto delle regole. «Per fare questo lavoro, sono stato in Comune per avere la licenza. E così posso lavorare tranquillo». Stando, comunque, attento a rispettere le norme: le prescrizioni sul commercio itinerante stabiliscono, tra le altre cose, che quei banchetti devono essere spostati ogni ora.
AL POETTO Non ha certo questo genere di problemi Yousef Lafnine, marocchino che vende costumi da bagno in spiaggia. «Gli abusivi», afferma, «non piacciono neanche a me. Bisogna essere furbi: prima dell'estate, mi sono armato di pazienza e sono riuscito a ottenere la licenza. Faccio questo lavoro da tanti anni, mai avuto problemi». Semmai, i problemi li creano quelli che lavorano senza autorizzazioni. «Tra questi anche alcuni miei connazionali che, tra l'altro, non vivono a Cagliari ma vengono da fuori».
I CONTROLLI Un “mercato” parallelo simile a quello dei venditori di cocco? La conferma arriva, indirettamente, dagli agenti della Polizia municipale che stanno controllando la spiaggia. «La situazione», svelano, «sta migliorando, il numero di abusivi è in calo». Eppure, qualcuno finisce sempre nella loro rete. «Abbiamo appena sanzionato due stranieri che vendevano senza licenza. Due stranieri non residenti in città». Ma anche nel litorale, a dispetto dei luoghi comuni, gli abusivi sono soprattutto italiani. Anche in questo caso, si tratta di disgraziati che, pur di guadagnare qualche euro, girano per la spiaggia con la borsa termica carica di bibite.
IL FUTURO Un settore, quello degli ambulanti, in cui tra norme europee (la famosa “Direttiva Bolkenstein”, tra le altre), nazionali e locali, è difficile barcamenarsi. «Per quanto ci riguarda», conclude l'assessora comunale alle Attività produttive Marzia Cilloccu, «puntiamo a mettere ordine e a regolarizzare tutte le situazioni». Anche le più difficili, come quella di piazza San Michele. «Vorrei fare in modo che anche Marco, il venditore di oggetti usati in quel mercatino, possa mettersi in regola».
Marcello Cocco