Vincenzo Tiana, Legambiente: servono regole paesaggistiche uguali per tutti
Una settimana fa, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste sono stati “auditi” dalla commissione urbanistica del consiglio regionale. Tra questi, Vincenzo Tiana, 70 anni, presidente del comitato scientifico di Legambiente: «Abbiamo illustrato i motivi della nostra contrarietà ad alcuni punti chiave della legge di cui si sta discutendo». E non poteva essere altrimenti, soprattutto, sugli aspetti che rischiano di incidere, intaccandolo, i principi del Piano paesaggistico del 2006.
«Intanto, mi limito a constatare che appena 19 Comuni costieri, su 102 complessivi, si sono dotati di un Piano urbanistico adeguato alle norme del Ppr, 13 utilizzano un piano regolatore generale degli anni '70, 21 hanno ancora un programma di fabbricazione di 40 anni fa, 49 si sono dotati di Puc negli anni '90 e non lo hanno mai adeguato al Ppr, Cagliari è tra questi».
Non è il massimo, come risolvere?
«La legge dovrebbe puntare a far approvare i Puc fissando un termine perentorio e, superato il quale, nominare un commissario ad acta. Non solo, occorrerebbe bloccare le lottizzazioni in corso sino all'approvazione del Puc. Non è più possibile procedere in ordine sparso. È necessaria l'uniformità, è il solo modo per evitare disastri».
Pensa che possa bastare?
«Abbiamo anche proposto che la Regione disponga degli incentivi ai Comuni che intendono adeguarsi facendo capire agli amministratori che farlo è conveniente. Per i Puc sono stati stanziati 36 milioni di euro come sostegno agli adempimenti tecnici, ne sono stati spesi solo 18. Insomma, la Regione la sua parte l'ha fatta, i Comuni no».
Ma la fascia costiera sarda è davvero tanto devastata?
«No. A leggere i dati della trasformazione del territorio costiero dell'Isola parliamo di poco meno del 30 per cento, in Puglia, per fare un confronto, è del 70. Sotto questo punto di vista siamo i primi in Italia».
E allora un po' di tolleranza potrebbe anche andar bene, non le pare?
«Leggo con piacere che il numero dei turisti che vengono in Sardegna sta aumentando costantemente negli ultimi anni, vuol dire che il Ppr non li ha allontanati né cacciati. Ecco, io credo, ne sono anzi convinto, che la nostra terra possa essere sempre più attrattiva se si preservano le sue bellezze naturali. I visitatori vogliono vivere un ambiente quanto più incontaminato possibile, perché negarglielo?».
In che modo la nuova legge urbanistica potrebbe rovinarlo?
«Personalmente cancellerei l'articolo 43, per intenderci, quello relativo ai “grandi progetti ecosostenibili”, che mi ha fatto tornare in mente il “Master plan” della Costa Smeralda. Eliminerei anche la tabella 4 che prevede il calcolo delle nuove cubature sulle coste: comporterebbe aumenti di cubature nell'ordine del 20-30 per cento. Inevitabile, con queste condizioni, un possibile stravolgimento».
E sui volumi alberghieri?
«I grandi alberghi che vogliono ammodernarsi lo facciano a costo zero, per i piccoli - quelli intorno ai 10 150 posti letto - concederei qualcosa, al massimo il 10 per cento per gli impianti tecnologici. A quelli che hanno già usufruito del “piano casa”, non darei nulla. Parliamo del 20 per cento di volumi aggiuntivi, non mi sembra il caso di aggiungerne altri».
Come conciliare il turismo se il Ppr, da cui tutto discende, non consente di realizzare alberghi di un certo tipo dove non ne esistono proprio?
«Si possono favorire alberghi in alcune aree dell'Isola. Ma è indispensabile che i Comuni si adeguino al Ppr, si deve comprendere che in materia la Sardegna è all'avanguardia, e che la Regione elimini il regime derogatorio responsabile di troppi errori. Per il Sulcis Iglesiente, per esempio, nell'incontro con la commissione abbiamo chiesto che si studi un progetto che valorizzi l'accoglienza e la ricettività nei centri urbani, anche se distanti qualche chilometro dal mare. Vorrei tornare sulle seconde case, ce ne sono troppe e moltissime sono in vendita: perché non utilizzarle in progetti di albergo diffuso?».
In definitiva, vorrebbe delle modifiche sostanziali alla legge. Sarà accontentato?
«Non dipende da me, ma spero che su alcune cose si facciano dei passi indietro. E poi c'è un'altra cosa che mi preme e che ho chiesto: la semplificazione paesaggistica. Bisogna snellire le procedure mantenendo saldo il legame tra gli accordi di Parigi sull'ambiente, sottoscritti da 195 Paesi, e la nuova legge urbanistica. Pigliaru, che è stato presidente del Comitato delle regioni mediterranee per l'energia e l'ambiente, è disponibile a rivedere il testo della legge, ora convinca gli altri».
Vito Fiori