Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Povera, vecchia e spopolata l’isola maglia nera in Italia

Fonte: La Nuova Sardegna
3 luglio 2018

Povera, vecchia e spopolata l’isola maglia nera in Italia
Dati positivi solo da Olbia e Cagliari, ma preoccupa il ritardo dalle altre zone L’Oristanese, il sud Sardegna e il Medio Campidano tra le aree più svantaggiate
di Claudio Zoccheddu

 Nell’isola delle contraddizioni c’è solo un dato certo: la Sardegna è una delle aree più povere del Mediterraneo. I dati prodotti da Infocamere, Istat e Svimez, ed elaborati dal Sole24Ore, non sono una novità per i sardi, recentemente declassati dall’Unione europea da regione “in transizione”, ovvero tra quelle con un Pil compreso tra il 75% e il 90% della media Ue, a regione “meno sviluppata”, ovvero con un Pil inferiore al 75%. Nonostante la condizione della Sardegna sia diventata un mantra per politici ed economisti, c’è qualcosa in più nel sottobosco dei dati prodotti dagli istituti di ricerca. Perché la Sardegna povera e vecchia, che entro il 2050 dovrebbe contare la metà degli abitanti attuali, è una regione che si muove su due velocità. Per fare un esempio tanto veloce quanto pratico, si può tranquillamente affermare che l’area di Cagliari ha una marcia in più rispetto al resto della regione. E se il Capoluogo si avvicina alle medie nazionali, aree come il sud Sardegna, il Medio Campidano e l’Oristanese sono lontanissime dal resto del Paese.

I dati. Secondo le proiezioni nel 2065 il sud Italia farà contare 5 milioni di abitanti in meno. Nella classifica dello spopolamento il sud Sardegna occupa il penultimo posto precedendo solo Potenza e già nel 2050 sarà dimezzata dal punto di vista demografico. Il rapporto tra la popolazione attiva, tra i 15 e i 64 anni, e gli over 65, vede invece Oristano in coda alla classifica, preceduta dal sud Sardegna. In questo caso l’isola è decisamente in controtendenza con il resto del Mezzogiorno che piazza tre città (Caserta, Napoli e Barletta) tra quelle in cui il rapporto è sbilanciato verso la popolazione attiva. E se la Sardegna è trainata dagli anziani, l’innovazione non poteva non essere un valore marginale. Oltre Cagliari, che conta 14,1 start up ogni 10mila imprese, Oristano e Nuoro ne hanno appena 2 e occupano rispettivamente il penultimo e l’ultimo posto della classifica nazionale. Anche l’export è praticamente inesistente nell’Oristanese, dove vale appena 53 milioni di euro, mentre Cagliari occupa i quartieri alti forte dei 4885 milioni di euro prodotti dall’export in cui incidono i prodotti petroliferi della Saras. E quando Oristano risale la china, solo il 9,5% dei giovani abbandona la scuola dopo le scuole medie, il sud Sardegna si piazza all’ultimo posto con 28,6 giovani su 100 che rinunciano all’istruzione secondaria. Un altro primato negativo della Sardegna è l’ultimo posto di Oristano nel conto delle imprese, sono appena 967 contro, per dare un metro di paragone con un’altra area del Mezzogiorno, le 1026 di Enna.

I punti di forza. Dal buio che sembra cadere sull’isola quando si parla di sviluppo e, più in generale, di futuro, si intravedono alcuni bagliori, per quanto flebili. Nel valore aggiunto per abitante l’area di Cagliari è anche la zona del Mezzogiorno con dati migliori, per quanto sotto la media nazionale. Nel capoluogo sono stati registrati dati molto vicini a quelli della media nazionale: 21.756 euro contro 23.900. Oltre a Cagliari c’è Olbia tra le città del sud che abitano i quartieri alti della classifica con una media di 19.899 euro per abitante. Anche il tasso di occupazione è in timida ripresa, ma solo nel cagliaritano e nel sassarese che comunque restano sotto la media nazionale. Non solo, i sardi hanno fatto crescere i ricavi dei trasporti pubblici
e sono tra gli abitanti del Mezzogiorno che si spostano di meno nelle altre regioni per motivi sanitari. Si sprofonda, invece, nel parametro scelto per misurare il grado di istruzione: l’isola è ultima nella media voto delle prove invalsi di italiano