Le testimonianze: stare soli può aiutare la concentrazione e la produttività
«Senza i colleghi si rende di più»
Due giorni alla settimana di smart working da gestire in totale flessibilità: a Energit, l'azienda sarda che offre servizi elettrici, questa formula viene utilizzata dal 35% dei dipendenti. Tra loro c'è Silvia Casti, due figli piccoli, che segue sia la parte commerciale che la parte informatica.
«Il vantaggio principale è la totale flessibilità», dice, «alcuni colleghi hanno stabilito a priori i giorni in cui devono lavorare da casa, io invece per lavorare in remoto devo semplicemente avvertire il giorno prima. Con mio marito che insegna lontano da Cagliari, io utilizzo lo smart working anche per fronteggiare alcuni momenti di emergenza familiare, per esempio quando i bambini si ammalano».
Dopo la titubanza iniziale («quando l'azienda ce l'ha proposto ho storto il naso»), assicura che la formula funziona benissimo. «Il vantaggio non sta solo nell'avere maggiori possibilità di rispettare anche le esigenze della famiglia, ma anche nel fatto che a casa non ho distrazioni. Non è cambiata la retribuzione né il regime di ferie, permessi, e così via: è aumentata invece la mia produttività».
La concentrazione è un aspetto che sottolinea anche Alessandro Suergiu, informatico, dipendente del Comune di Cagliari che ha accettato di lavorare in remoto. «Esistono operazioni che devo svolgere nel silenzio più assoluto, in ufficio basta una distrazione e devo ricominciare da capo. A casa questo non accade». La flessibilità, per gli smart worker, è la parola d'ordine. «L'unico limite è un orario bloccato, che può comunque essere modificato, durante il quale dobbiamo essere a disposizione dei dirigenti dell'ufficio». Anche per lui, quindi, sì pieno allo smart working: «Si tratta di un'esperienza positiva che mi consente di lavorare più serenamente e conciliare le esigenze del lavoro e quelle della famiglia». (ma. mad.)