Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Province senza fondi: «Rischiano il fallimento»

Fonte: L'Unione Sarda
20 giugno 2018

Solo 52 milioni a disposizione per gestire strade e altre competenze

 

 

Rischiano di diventare una zavorra pesante le Province sarde, sopravvissute alla rottamazione e chiamate a garantire servizi su ambiente, strade e scuole superiori, con le casse vuote e il personale insufficiente. Questa è la condizione degli enti intermedi che sopravvivono grazie a circa 50 milioni di euro all'anno che arrivano dalla Regione. Il 27 marzo scorso si sarebbero dovute svolgere le elezioni di secondo livello per il rinnovo dei consigli, ma sono state rinviate al 30 ottobre.
LE SPINE Lo Stato ha chiuso i rubinetti lasciando le Province prive di risorse. Quest'anno sono rimasti a Roma 102,5 milioni di euro di fondi. Una situazione da allarme rosso per le istituzioni che hanno deciso di rivendicare, nei confronti del governo, i diritti per tenere in vita enti che, diversamente, sono destinati alla bancarotta. «È fondamentale alzare la voce nei confronti dello Stato», sottolinea l'assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu, «le Province sono ancora un nervo scoperto e devono essere messe nelle condizioni di svolgere le proprie funzioni». Complessivamente lavorano nelle Province 1.122 dipendenti, numero che negli anni è stato praticamente dimezzato.
I COMPITI Ambiente, strade e scuole. Sono queste le competenze assegnate dallo Stato alle Province. Questi enti sono stati svuotati progressivamente dei loro compiti, nella certezza che sarebbero stati destinati all'estinzione. Un piano saltato con la bocciatura della riforma costituzionale che le avrebbe abolite definitivamente. Per quanto riguarda l'ambiente, hanno in carico tutti i servizi di disinfestazione ma la gestione delle strade extraurbane è l'ambito in cui è rappresentato al meglio il quadro di criticità di questi enti: la manutenzione va a rilento, molti i cantieri aperti da tempo, tante le buche e la difficoltà di fare fronte alle emergenze. Per quanto riguarda le scuole, la Regione «con il programma Iscola ha destinato al sistema formativo 310 milioni di euro», ricorda Erriu, «invece lo Stato che deve far fronte ad altre esigenze si sta tirando indietro». Dopo la riforma degli enti locali, in Sardegna sono state affidate numerose competenze alle Unioni di comuni chiamati a gestire diverse funzioni in forma associata.
I CONTI La scure dello Stato si è abbattuta con forza sulle casse degli enti intermedi. Dal 2015 l'erario ha trattenuto 307,6 milioni di euro per il risanamento della finanza pubblica. L'introito economico delle Province è garantito dal gettito delle tasse automobilistiche e dall'Ipt, l'imposta provinciale di trascrizione che si paga quando ci sono immatricolazioni o passaggi di proprietà dei veicoli. Questi soldi, però, rimangono a Roma. Il presidente del Consiglio delle Autonomie locali, Andrea Soddu, ribadisce «la criticità della situazione che vede, in Italia, 77 Province a rischio bancarotta». Poi, aggiunge: «Le tasse le trattiene lo Stato, ci sono circa mille dipendenti in meno e la Regione deve provvedere a finanziare questi enti. Siamo al paradosso».
DEMOCRAZIA Il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, riconosce la situazione difficile a causa di «due riforme, la Delrio e quella degli enti locali, fatte con la certezza che le Province venissero abolite». Ci sono due aspetti che Deiana richiama: il primo riguarda la lacuna di democrazia: «Sono organismi costituzionali e devono avere elezioni dirette e non di secondo livello». Il secondo aspetto è che se le Province esistono «devono avere risorse e personale adeguati a svolgere le proprie funzioni. Su questi aspetti serve una battaglia con lo Stato».
AUTONOMIA Il Fondo unico degli enti locali per il 2018 ha messo a disposizione di Province e Città metropolitana di Cagliari, 52,1 milioni di euro. Da Roma non solo non arriva nulla, ma quando spuntano dei bonus, non spettano alle regioni a Statuto speciale. Infatti, nello scorso bilancio è stato deciso di abbassare la soglia di contribuzione per il debito pubblico, e previsto un contributo straordinario per il funzionamento delle Province. «Questa norma è stata limitata solo alle regioni ordinarie», lamenta Erriu, «quando abbiamo chiesto solidarietà alle altre regioni, quelle del nord ci hanno girato le spalle. In questo modo si fa strada un federalismo egoista».
Matteo Sau