Tra Sant'Avendrace e Is Mirrionis un patrimonio archeologico da salvare. Intanto il parco piace
Tuvixeddu, dove la storia è gratis Ingresso libero nella necropoli punica al centro di un contenzioso
Si può entrare? Sì prego. La turista, appena scesa dal taxi, si guarda attorno spaesata. A risponderle sono altri visitatori, improvvisati addetti alla reception. L'ingresso in via Falzarego, unico accesso alla necropoli di Tuvixeddu, è libero: si entra ed esce, gratuitamente, come in un giardino pubblico. Non c'è un ufficio informazioni, nessun biglietto da pagare per chi vuole conoscere la più importante necropoli punica del Mediterraneo. È questo il parco? Sì: il cartello verde all'entrata conferma di essere nel posto giusto. E allora, sotto un sole cocente che spacca le pietre ma incoraggiati dalla brezza del maestrale, inizia il tour, assieme a un gruppetto spontaneo di visitatori, interessati a scoprire, tutti per la prima volta, cosa c'è qui dentro, tra il rione di Sant'Avendrace e quello di Is Mirrionis.
IL TOUR È tornare indietro nel tempo. Un salto nella storia ovunque ci si giri. Sulla sommità del colle è ancora di guardia il villino Mulas Mameli in stile liberty e, ai suoi piedi, i danni lasciati da Italcementi, con gli scavi iniziati negli anni Trenta nel bel mezzo delle tombe e il tunnel costruito per andare a scavare a Tuvumannu, oltre Is Maglias. Il grande canyon si apre lungo la grande parete, a destra dell'entrata del parco, rimasta preservata nella parte alta perché lassù c'era un tempo un'antenna della Marina militare, là dove oggi c'è un'antenna della Telecom. Dall'altra parte, sopravvive ancora il capannone dal quale partivano gli escavatori e i vagoncini utilizzati per caricare il minerale e produrre cemento. Eppure, nonostante l'intensa attività di cava (il “catino” è un altro degli scempi della necropoli), i segni della storia di duemila anni fa si scorgono ancora, tra le tombe puniche (1.200 censite) che costituiscono il cuore della necropoli, con la loro caratteristica apertura verticale per portare giù il defunto e la camera funeraria. Sepolture che in alcuni casi mostrano ancora decorazioni pittoriche, come la tomba del Sid o quella dell'Ureo, alle quali si giunge attraversando una pedana in ferro che conduce all'altra parte del colle, fino a via Is Maglias. Sull'altro lato le tombe monumentali romane, scavate a vista, sul costone che si affaccia sul viale sant'Avendrace, come la Grotta della vipera.
I GIUDIZI Cinque ettari di parco, ricchi di fascino. I primi a riconoscerlo sono i visitatori. «È uno splendore», dice il cagliaritano Roberto Zani. «Pensavo di trovare un percorso accidentato e invece è godibilissimo». Come Giorgio Forni, bolognese, che ne ignorava l'esistenza. «È molto ben tenuto e preserva anche i profumi della macchia mediterranea. Sicuramente un servizio di guide e qualche informazione in più gioverebbe». Letteralmente rapito dalla sterminata distesa di sepolture è anche il nipote, Costantino di 10 anni, «Mi diverto molto a scoprire queste cose archeologiche in ogni città, non me ne perdo neanche una». Avere un parco così in città è davvero un valore aggiunto, purché non ci si fermi qui e si continui nel recupero dell'intera area archeologica. Peccato poi che il centro servizi, ancora chiuso, sia stato costruito non all'ingresso ma alla fine di uno dei percorsi del parco. Indispensabile anche l'inserimento di guide turistiche, per conoscere la storia.
IL RECUPERO La zona di viale sant'Avendrace (il vincolo archeologico va dal liceo Siotto a via Montello) è disseminata di tombe romane, molte delle quali giacciono nei cortili di vari condomìni. Un'area archeologica che resta ancora sconosciuta, nascosta com'è tra i cortili dei palazzi. Per Legambiente la priorità è «un intervento per il recupero e la messa in sicurezza di tutto il costone di Sant'Avendrace stimato dalla Soprintendenza in 18 milioni di euro», dice Vincenzo Tiana, «nonostante il restauro la tomba di Rubellio, vicino al villino Serra, resta blindata per il pericolo di vandalismi. Chiediamo da tempo che sia dichiarata inedificabile tutta l'area da Sant'Avendrace a Is Mirrionis».