I dati confermano l'emergenza spopolamento delle aree interne
Entro quarant'anni spariranno 31 Comuni
L'assessore Erriu: «È un disastro antropologico»
Entro il 2060, prevede l'Istat, nell'Isola scompariranno 31 Comuni sotto i mille abitanti. Il Sardinia socio-economic obervatory si spinge vent'anni più avanti e predice che entro il 2080 in Sardegna ci sarà solo un milione di residenti: circa 650mila persone in meno rispetto ad oggi con un calo demografico del 34 per cento. Del resto, come certifica l'Istituto nazionale di statistica nel rapporto diffuso ieri, ogni anno l'Isola perde cinquemila abitanti. E non solo a causa del calo delle nascite, che con un solo figlio per donna (per gli statistici 1,07), colloca la regione all'ultimo posto in Italia. Ma soprattutto a causa del fenomeno dell'emigrazione dalle campagne alla città, dal sud al nord della Sardegna, dall'Isola all'estero. «È come se ogni mese scomparisse un paese come Nughedu Santa Vittoria», esemplifica Emiliano Deiana, presidente regionale dell'Anci. Ecco perché per Comuni, Giunta e Consiglio regionale quello dello spopolamento non è un problema ma il problema. Cristiano Erriu, assessore regionale agli Enti locali, gli dà una definizione: «Emergenza antropologica», che comprende «tutti i fenomeni di deriva pauperistica e di desertificazione economica dell'interno».
«SUBITO SFORZO COMUNE» Il fatto è che di parole sul tema ce ne sono state abbastanza, come evidenzia Deiana, e ora bisogna moltiplicare gli sforzi per arginare il fenomeno. Del resto perché l'Isola si spopola? Perché ci sono più morti che nati, perché la ripresa economica non si percepisce (ieri Bankitalia ha certificato una crescita del Pil dell'1,1%) e non c'è lavoro. E perché attirare imprese che creino occupazione è complicato in assenza di un'infrastrutturazione adeguata e a causa di una elevata burocratizzazione del sistema.
LE COSE FATTE Chi governa, cioè il Pd, tende a ricordare ciò che è stato fatto. «Sono in corso molti interventi, dall'infrastrutturazione ferroviaria a quella stradale, dalla metanizzazione alla connessione a banda larga di tutti i Comuni, da Iscola per ridurre la dispersione scolastica e migliorare gli edifici al piano LavoRas», dice il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. Ba bisogna coordinarli con le misure nazionali, come Resto al sud.
«SERVE UNA GOVERNANCE» Erriu ammette che «le ricette finora sono state inefficaci». E suggerisce il potenziamento della «governance territoriale» attraverso un «master plan, cioè uno strumento organizzativo di costituzione di reti e servizi, di potenziamento, o meglio di “non arretramento” dei servizi, che assieme a fiscalità di vantaggio e altri incentivi, come quelli all'insediamento abitativo, saranno tanto più efficaci se immaginati in una dimensione di cooperazione intercomunale, perché i Comuni da soli non ce la fanno».
STATI GENERALI Ecco perché l'Anci propone di convocare in Consiglio «gli stati generali sullo spopolamento dei paesi nelle zone interne e nelle periferie così da promuovere un lavoro coordinato con il Consiglio regionale e la Giunta». Del resto, rileva il presidente del Consiglio delle autonomie locali Andrea Soddu, «se lo spopolamento in generale è mitigato dall'immigrazione» oltre 7mila lo scorso anno, «le zone interne non attirano immigrati e iniziative interessanti come le case a un euro non bastano», come conferma l'ideatore dell'iniziativa, il sindaco di Ollolai Efisio Arbau. Il tema, per Soddu, è anche culturale. «Se muoiono le zone interne si perdono tradizioni e storia».
I PARTITI DISCUTANO Insomma, mettere l'argomento al centro dell'agenda politica è una priorità. E in questo senso l'iniziativa del presidente dell'associazione ex parlamentari sardi, Giorgio Carta, di organizzare nell'ottobre scorso a Ollolai un convegno sullo spopolamento (ieri è stato presentato un volume che contiene gli atti) è stata utile a spingere la politica ad accelerare i tempi. «Di questo si deve discutere dentro i partiti che non sono finiti ma proprio su argomenti come questo devono trovare la loro ragione di vita».
Fabio Manca