Pigliaru: il Viminale
deve fare chiarezza
Bufera social su Zedda «Se il governo italiano ha deciso di cambiare le regole, prima lo deve annunciare al mondo, non farlo quando c'è una nave carica di migranti in giro per il Mediterraneo», dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru. «La Sardegna, come sempre, è prontissima a fare la sua parte, ma l'accoglienza non la decidono né i sindaci né la Regione, è il governo che la stabilisce. Detto questo: è ovvio che nessuno può avere dubbi sul fatto che le 629 persone a bordo debbano essere messe in sicurezza al più presto».
I COMMENTI Il dibattito infuria, soprattutto in Rete. C'è chi definisce il ministro dell'Interno “salvatore dell'Italia” perché ha chiuso i porti ai profughi, c'è chi cita il Vangelo e ricorda che prima di tutto è necessario «restare umani». Purtroppo sui social la discussione degenera: al sindaco di Cagliari Massimo Zedda, ad esempio, che già domenica notte ha spiegato chiaramente su Facebook da che parte sta - «il rischio è che bambini, donne e uomini paghino le conseguenze più pesanti di scelte irrazionali, scellerate e demagogiche. Il governo autorizzi l'ingresso della nave in acque italiane e discuta nelle sedi opportune le politiche dell'accoglienza» - è arrivata una valanga di insulti vergognosi, insieme con tanti commenti favorevoli.
La Cgil sarda, che esprime solidarietà a Zedda «per gli indecenti attacchi», «condanna con forza l'atteggiamento disumano di un Governo che non esita a strumentalizzare il bisogno di soccorso di persone disperate che hanno già patito sofferenze indicibili, e lo utilizza come mezzo di pressione, in violazione dei trattati internazionali e degli obblighi di una sana morale ed etica civile».
CON IL MINISTRO Dario Giagoni, vice coordinatore regionale della Lega, sottolinea: «Bravo Salvini, l'Italia non può essere l'unico posto in cui arrivano tutte le navi. Inoltre, gran parte di queste persone non fuggono dalle guerre, sono galeotti. Il nostro ministro sta mantenendo le promesse, prima gli italiani e i sardi, poi eventualmente si dà una mano agli altri».
Interviene anche il deputato del M5S Pino Cabras: «Le forze politiche che hanno firmato il contratto di governo condividono questi elementi essenziali: il sistema di accoglienza deve essere europeo, non nazionale; chi richiede asilo deve farlo direttamente dai Paesi di provenienza o transito e da lì, deve essere già ripartito presso i 27 Stati membri dell'Ue e quindi integrato negli stessi. Un problema gigantesco come le migrazioni contemporanee, in particolare quelle irregolari e illegali, non deve essere gestito solo dalla Repubblica Italiana».
L'ANCI Avverte Emiliano Deiana, presidente dell'Anci: «Prima vengono le persone, poi le soluzioni politiche. Che per me sono sempre le stesse. Salvare le vite in mare. Accogliere nei porti del sud Europa e distribuire equamente i migranti in tutti i Paesi del continente. Significa cambiare il Regolamento di Dublino: ciò che Orban e gli altri nazionalisti non vogliono. Proporre, a livello locale, la microaccoglienza senza concentrazioni per non creare lotte fra poveri che rischiano di far esplodere le civile convivenza».
LA SOLIDARIETÀ Spiega l'assessore regionale Filippo Spanu: «Fermo restando che l'Europa ha il dovere di assumersi responsabilità, chiediamo al ministro dell'Interno i rispetto dei patti finora sottoscritti con i Paesi nordafricani e le varie forze che governano la Libia, patti che stanno funzionando. In Sardegna l'ultima nave carica di migranti è arrivata a giugno dell'anno scorso, e attualmente il numero delle presenze è inferiore alla quota che ci spetta cioè, come tutti, abbiamo una diminuzione. Noi stiamo lavorando moltissimo sui progetti Sprar, cioè per l'accoglienza diffusa nei territori e per l'integrazione, con progetti nelle scuole, nello sport, con il volontariato».
Cristina Cossu