Radiografia degli imprenditori cinesi che puntano sul commercio «Noi, gli ebrei d'Oriente
che investono in città»
Gli involtini primavera sono ormai un ricordo, gli imprenditori cinesi in città stanno conquistando grosse fette di mercato in vari settori e sono tanti i cagliaritani che lavorano per loro. «Sono arrivato in città da ragazzino nel 1990 con mia madre che aveva uno dei primi ristoranti cinesi. Quando ho cominciato a lavorare per qualche anno sono rimasto nel settore della ristorazione. Ma ora ho i miei negozi». Chen Refeng ha poco più di quarant'anni, è presidente dell'associazione dei cinesi in Sardegna e gestisce quattro megastore in città e dintorni.
IL COMMERCIO «Il 40 per cento dei miei dipendenti è sardo perché apprezzo molto la loro professionalità», rivela Refeng. I ristoratori cinesi ora offrono prevalentemente cucina giapponese, col boom del sushi si sono buttati in quel settore di mercato e ora sono una quindicina i locali in città. Gli imprenditori che arrivano dal paese della Muraglia hanno un fiuto innato per gli affari e sono sempre pronti a rimettersi in gioco. «Abbiamo una mentalità molto dinamica e ci piace metterci in discussione seguendo l'andamento dei mercati», conferma Haofei Fu, che dopo i primi anni nel commercio al dettaglio si è lanciato nel mondo dell'import-export creando un ponte diretto tra la Cina e la Sardegna. «Ho cominciato portando qui pneumatici, poi ho iniziato a lavorare nell'altra direzione e ora mi occupo di far arrivare prodotti sardi in Cina - spiega - per ora lavoro con acqua e vini sardi, lì c'è molta richiesta e ora vorrei allargare questo rapporto ad altri prodotti tipici locali perché sono molto apprezzati».
LO STILE DI VITA Sul loro modo di vivere e lavorare ci sono molte leggende metropolitane, alimentate dalla grande disponibilità di capitale che hanno i cinesi e permette loro di rilevare locali e attività con apparente semplicità. «È una questione culturale e di attitudine, la disponibilità di capitali è data dai costanti re-investimenti - spiega Haofei Fu - chi è arrivato qui nei primi anni Novanta coi soldi guadagnati ha comprato immobili in Cina quando costavano poco. Con gli anni quel valore è cresciuto molto, a quel punto molti hanno venduto quei beni per investire qui i soldi. Ma questo passaggio, secondo l'andamento del mercato, viene fatto anche al contrario in modo da seguire sempre il verso giusto. Per questa attitudine agli affari siamo considerati gli ebrei d'Oriente». Un altro sistema per avere disponibilità sono i prestiti tra parenti, che permettono a chi investe in Europa di avere liquidità. Nel panorama locale il punto di riferimento per l'ottica commerciale non è Cagliari, considerata più statica, ma il Medio Campidano. «Da Villacidro, Guspini e Sanluri arrivano tanti imprenditori capaci di creare grandi imprese commerciali consolidate nel tempo - commenta Chen Refeng - hanno una mentalità imprenditoriale spiccata e i risultati si vedono, forse sono più dinamici di molte realtà cittadine».
LA NUOVA FRONTIERA Dopo l'apertura di ristoranti, piccoli negozi e megastore gli imprenditori cinesi stanno conquistando nuove fette di mercato come parrucchieri e sarti. Nell'ottica cagliaritana i commercianti cinesi sono considerati come i seuesi ma qui, a differenza del Nord Italia, sono pochissimi i baristi con gli occhi a mandorla. Nelle scorse settimane i rappresentanti del fondo Fosun international, un colosso cinese che gestisce anche il Club Med, hanno incontrato i vertici della Regione mettendo gli occhi su caserme dismesse a Calamosca e altre aree militari che stanno per togliersi la divisa. «Ci sono tanti cinesi che frequentano la Costa Smeralda ma dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping i turisti stanno cominciando ad arrivare anche qui - conferma Fu - quindi è naturale che ci siano interessi per investire in questa terra bellissima che può attrarre turisti». Chi passa da una piccola attività alla guida di colossi economici in pochi anni è portato a guardare sempre avanti. «Ora penso a quello che sto facendo e a farlo nel modo migliore, ma un mio sogno è quello di poter produrre qui», rivela Chen Refeng, «creare nuove attività vorrebbe dire anche creare posti di lavoro e un indotto, per ora è un sogno ma ci credo»,
Marcello Zasso