Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il condominio sul gigante di legno

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2018

Storia del ficus che domina via Roma, arrivato nel 1850 dopo un lungo viaggio dall'Oriente

 

 

Nidi di uccelli e topi, un'edicola e un salone di bellezza open air 

 

Il gigante silenzioso di via Roma ha braccia pronte ad accogliere tutti e piedi talmente larghi da attraversare un parco intero. Si chiama ficus macrophylla o magnolioide ed è arrivato da molto lontano. Sorveglia l'incrocio in cui viale Regina Margherita si affaccia nello slargo che guarda al mare e dicono sia qui dal 1850, uno dei tre alberi più vecchi di tutta la città. L'Oriente, Algeri, la Sicilia. Dopo un lungo viaggio ha piantato le sue radici nell'angolo che ora gli appartiene e nel quale, generoso, concede piccoli spazi ai tanti che vivono tra i suoi rami.
TOPI E GIORNALI Inquilini di ogni genere e specie che qui trovano cibo, un riparo dal sole o un rifugio dalla pioggia. Coppie di uccelli, famiglie di topi neri e, unico residente stabile a poter parlare, Antonio Durzu che con il padrone di casa condivide gli spazi adattando la sua edicola alle esigenze di tronchi possenti e radici affamate di terra. «Qui c'è un po' di tutto. I topi di sicuro, ma quelli sono in tutta la piazza anche se fortunatamente si vedono di rado. E molti tipi di uccelli. Da qualche tempo ho notato anche una colonia di pappagallini. Forse dovrebbero valorizzarlo di più, sistemare una targa. Di tanto in tanto i turisti vedendolo così grande restano colpiti dalla sua maestosità e decidono di scattare una foto davanti al suo enorme tronco. Io da parte mia ho sollevato il pavimento dell'edicola per lasciare che le radici scorrano al di sotto. Una delle condotte con il passare degli anni ne è stata inghiottita e ora passa al suo interno» racconta Durzu mentre indica un tubo di gomma che scompare nel legno all'improvviso.
LE BADANTI Ogni settimana una radice bitorzoluta che si è spinta fino a piazza Ingrao è sacrificata a un rito di bellezza. «Di giovedì pomeriggio le badanti si ritrovano qua dietro per tagliarsi i capelli». Un video mostra quel salone improvvisato sul legno scuro: forbici svelte e una bandiera arcobaleno usata a mo' di telo. Una notte di settembre anche quattro algerini sbarcati in città hanno chiesto protezione al vecchio custode verde. «Li ho trovati una mattina che ancora dormivano rannicchiati nella cavità formata dalle radici, si riparavano a vicenda. Poi sono intervenuti i carabinieri».
Tra i clacson di chi è in coda al semaforo e il chiacchiericcio dei passanti, la vita sul ficus scorre placida. A guardarlo dal marciapiede, durante il giorno, sembra un grande condominio disabitato e silenzioso, eppure tra i tronchi grigi e le foglie verdi si muovono decine di creature. «Di sicuro è un albero molto frequentato dalla fauna urbana. Tra i suoi rami possono nidificare capinere e merli» racconta l'ornitologo Sergio Nissardi. «Dei pappagallini, ovvero i parrocchetti monaci, non ho notizia. Di solito nidificano nelle palme, ma è possibile che vadano al ficus per cibarsi e poi tornino a dormire su altre piante».
C'è stato un tempo in cui questi rami erano ancora più affollati. «Grandi stormi di tordi spiccavano il volo, soprattutto in autunno, dopo essersi cibati delle bacche a Capoterra» racconta l'ex rettore Pasquale Mistretta che del grande albero è un vicino di casa. Poi venne un Capodanno che cambiò tutto. «I fuochi d'artificio quella volta furono troppo rumorosi e gli uccelli si spaventarono al punto da non tornare più. Anche nella cortina di alberi che stanno dall'altra parte della strada i tordi non sono più così tanti. E poi c'è un'altra che chi conosce l'albero non può tralasciare: in questo periodo i suoi frutti cadono abbondanti per strada e rischiano di far scivolare chi passa di lì».
Qualche anno fa il ficus è stato anche terreno di caccia ricco di prede. «Un falco pellegrino ogni sera si posava sul palazzo dell'Enel e trovava una cena sicura mangiando uno dei suoi tanti storni. Si tratta di un uccello che nidifica in parete. A Cagliari c'era una coppia che viveva a Sant'Elia e che veniva in centro ogni giorno solo per mangiare» spiega Nissardi.
Tra i tanti abitanti del ficus anche un giovane che ai suoi piedi chiede aiuto ai passanti. Rannicchiato alla destra del tronco, il cappuccio in testa e un bicchiere di plastica in cui raccogliere le elemosine davanti a tre palmette che oltre la recinzione rubano qualche raggio di sole sfuggito alla folta chioma.
L'ESPERTO «Si tratta di sicuro di uno degli alberi più vetusti della città, ma potrebbe trarci in inganno. L'apparenza potrebbe farci pensare a un patriarca millenario, invece non credo abbia più di 150 anni» dice Gianluigi Bacchetta, direttore dell'Orto botanico. «Il fatto è che i ficus hanno uno sviluppo straordinario e questo in particolare è in ottimo stato. In fin dei conti si trova in un angolo, tra il cemento, un'edicola e la strada ma sembra aver trovato il suo ambiente e di certo è sottoposto a una buona manutenzione. Il servizio verde del Comune da questo punto di vista sta eseguendo delle potature molto equilibrate». Eppure, nel primo pomeriggio un pensionato in attesa del taxi nota più di un ramo secco e qualche foglia gialla. «Forse dovrebbero tagliarlo di più e liberarlo dalla spazzatura che sta là sotto» suggerisce indicando un paio di bottiglie e qualche cartaccia buttata sul retro del condominio di legno.
IL GIARDINO DI HAMMA Il ficus sarebbe stato portato fin qui da un giardiniere in arrivo dalla Sicilia. Bacchetta dissente. Anzi, precisa: «In passato chi tornava da un lungo viaggio portava con sé le piante e le essenze tipiche di terre lontane. Tutti i ficus arrivano dall'Oriente e quello di via Roma non fa eccezione. Non posso escludere che prima di arrivare in Sardegna sia stato fatto acclimatare in un orto botanico della Sicilia ma, ancor prima, sarà passato di certo dal giardino di Hamma che si trova ad Algeri. Si tratta di un luogo meraviglioso nel quale venne preso anche il ficus che è stato usato per la prima versione cinematografica del film dedicato alla leggenda di Tarzan».
Anche il grande e vecchio ficus che sta alla fine di via Roma si è ritagliato i suoi momenti di celebrità: testimone silenzioso di quasi due secoli di storia del capoluogo.
Mariella Careddu