Continuità, costo dell’energia e accantonamenti in cima alla lista delle priorità Il governatore: «Savona conosce bene la regione, capirà le nostre richieste»
CAGLIARI. Il nuovo dossier Sardegna da consegnare al neonato governo gialloverde è quasi pronto. Francesco Pigliaru, in questi giorni, l’ha riassunto più volte, ora dovrà prendere carta e penna per mettere nero su bianco quello che «ci aspettiamo dal premier Giuseppe Conte e dai suoi ministri». Chissà se l’edizione 2.0 sarà uguale o molto diverso da quella consegnato tre anni fa, all’aeroporto di Olbia, a Matteo Renzi prima e qualche tempo dopo a Paolo Gentiloni? Le tredici pagine di allora saranno arricchite per dimostrare ancora meglio qual è il costo pagato ogni anno dalla Sardegna (è di oltre un miliardo) per non avere le stesse opportunità garantite alle altre Regioni? Nel frattempo, come sostiene da sempre il governatore, c’è stata la firma del Patto per la Sardegna, nel 2016 a Sassari, e quei 2 miliardi e 650 milioni andranno soprattutto difesi dalle sempre possibili sforbiciate decise in corsa dai nuovi inquilini di Palazzo Chigi. A proposito: quanto sarà importante se non decisiva la presenza di un ministro sardo dopo dieci anni di vuoto? «Paolo Savona – ha sottolineato Pigliaru – è un profondo conoscitore della realtà sarda. In passato ha presentato varie proposte per il rilancio dell’isola, alcune condivisibili e altre meno, ma di certo è una personalità competente, stimata e che conosce molto bene la regione. Sono certo: capirà al volo il perché delle soluzioni che noi proponiamo». Non va neanche dimenticato che Savona ha la delega per gli affari europei e oggi i rapporti fra la Sardegna e Bruxelles sono al minimo storico soprattutto sulla continuità territoriale aerea. Dunque, alla fine, il sostegno di Savona potrebbe essere determinante, per far cadere le ultime resistenze.
Le priorità. Di fatto sono sempre le stesse: continuità territoriale, costo dell'energia e accantonamenti, cioè i milioni, sono quasi 700 ma dovrebbero essere oltre 800 che lo Stato ogni anno non trasferisce alla Sardegna per provare a mettere una pezza all’enorme debito pubblico nazionale. «Sono tre partite importantissime e faranno di sicuro parte del secondo dossier – ha annunciato Pigliaru – Su alcune, si sa, abbiamo cominciato a lavorare con i precedenti governi e siamo riusciti a portare a casa le soluzioni che ci aspettavamo. Su altre invece c’è ancora molto da fare».
Continuità territoriale. «C'è una discussione aperta – ha ricordato Pigliaru – con la Commissione europea sul diritto alla mobilità dei sardi. Oggi le regole di Bruxelles non garantiscano quel diritto fondamentale». Per poi fare un passo indietro e due in avanti: «A Renzi e Gentiloni avevamo chiesto di accompagnarci in Europa, l’impegno lo avevano preso, ma manca ancora l’atto formale con cui l’Italia chiede all’Europa di riconoscere alla Sardegna lo status di regione ultraperiferica e quindi poter utilizzare, con minori vincoli, i soldi che abbiamo a disposizione per i trasporti». La stessa richiesta, essere accompagnati e sostenuti a Bruxelles, sarà presentata al nuovo premier. «Vedo – ha aggiunto Pigliaru – che il governo in carica ha voglia di contrastare con forza le regole europee che non condivide. Bene, gli segnaliamo subito quella che riguarda i sardi e ci aspettiamo che sia al nostro fianco in questa battaglia per noi decisiva». Lo è fino a tal punto che il bando è ancora bloccato a Bruxelles.
Costo dell'energia. «Noi – ha sottolineato il governatore – abbiamo fatto una grande scommessa sul metano con i due precedenti premier. Perché da sempre pensiamo che sia proprio il metano l’energia per far diminuire rapidamente i costi e metterci in condizioni di parità rispetto agli altri cittadini». Bene, «ora vediamo quali saranno le idee del governo Conte anche su questo punto. Non vorremmo che ci fossero passi indietro». Potrebbero però esserci: più volte i Cinque stelle hanno detto di essere perplessi sul piano energetico della Regione e sulla metanizzazione in particolare. Dunque, la trattativa non sarà facile.
Accantonamenti. «Non possiamo certo dire di aver vinto su questo fronte – ha ammesso Pigliaru – Abbiamo alzato i toni, non è bastato. Continueremo a farlo, perché le regole con cui Roma ha definito l'ammontare del prelievo sono ancora oscure e questo non va bene». Quindi, se «con il ministro Padoan è andata decisamente male, vedremo cosa accadrà con Tria». Qualche numero è utile per ricordare quanto sia importante la partita. Ogni anno lo Stato nega alla Sardegna 840 milioni di trasferimenti che le spetterebbero in base all’accordo sull’Irpef. Poi in realtà
si fermano a 700 milioni dopo una sentenza della Corte costituzionale, comunque troppi. Al governo Gentiloni la Regione aveva chiesto che quel versamento imposto fosse dimezzato, o almeno reso molto meno pesante. Al premier gialloverde sarà sollecitato di fare altrettanto. (ua)