Via la plastica dal mare, grazie ai pescatori
Una buona pratica che può essere modello per la Sardegna: con il progetto "Arcipelago pulito" della Toscana ogni notte i fondali marini vengono ripuliti dai rifiuti
Il tema della plastica nei nostri mari continua a essere di estrema attualità, e finisce sotto la luce dei riflettori ancora di più adesso che l'estate si avvicina e che le nostre coste stanno per essere prese d'assalto dai turisti. Il problema è mondiale - sono ormai conosciutissime le isole di plastica, gigantesche e sparse negli oceani un po' dappertutto - ma anche italiano, naturalmente: gli ultimi governi si sono impegnati in una battaglia contro la produzione di buste di plastica, tra i rifiuti più presenti nelle nostre acque (25 milioni di sacchetti ogni 1000 km di costa nel Mediterraneo, secondo Legambiente), e contro i cotton fioc, articolo di largo consumo, fatto di materiale plastico ordinario non biodegradabile e che rappresenta, secondo Legambiente, il 46% delle plastiche che inquinano le nostre spiagge (secondo alcune stime a riva si arenano cento milioni di bastoncini), e di cui in Italia sarà vietata produzione e vendita dal 1° gennaio 2019.
Per il futuro l'aggiornamento normativo va bene, ma resta da combattere la gravità del presente. Una buona pratica nella lotta alla plastica in mare arriva dalla Toscana, che grazie al progetto "Arcipelago Pulito", promosso dalla Regione, cerca di ripulire le proprie acque sfruttando una risorsa non da sottovalutare: i pescatori che con i propri pescherecci ogni notte fanno il loro lavoro. Apparentemente un'idea semplice, che invece semplice non era. Di norma infatti, in Italia chi recupera rifiuti marini e li porta a riva ne diventa diretto responsabile. Come se li avesse prodotti lui insomma. Il progetto toscano invece permette ai pescatori di portare a riva tutto quanto trovano in acqua, poi una volta a terra i rifiuti vengono depositati in una stazione di raccolta apposita, dalla quale poi vengono smistati all'azienda responsabile dello smaltimento. "Arcipelago Pulito" sta riscuotendo successo dal momento che ogni peschereccio al lavoro in questa prima fase del progetto - la cui durata è al momento di sei mesi - tutte le notti rovescia a terra dai 20 ai 30 chili di rifiuti che in mare non dovrebbero proprio starci.
L'esempio toscano potrebbe essere sviluppato anche in una regione dalla forte vocazione marina quale la Sardegna, sfruttando un moto anti-plastica in mare di cui l'Europa è prima promotrice. La Commissione Europea proprio in questi giorni ha dichiarato nuovamente guerra alla plastica, varando apposite misure mirate a mettere un freno a produzione e vendita di quei prodotti che da soli costituiscono il 70% dei rifiuti in mare: dai cotton fioc a piatti e posate usa e getta, dalle cannucce alle palette usate per girare lo zucchero nel caffè. Tutti prodotti monouso altamente inquinanti. Secondo le nuove norme Ue, inoltre, i contenitori per bevande saranno permessi solo se il tappo rimane attaccato alla bottiglietta, mentre nel caso dei contenitori di cibo in plastica e bicchieri per bevande, gli Stati membri dovranno ridurre l'utilizzo rendendo disponibili prodotti alternativi o facendo sì che i prodotti in plastica non possano essere forniti gratuitamente.
La soluzione migliore in ottica futura resta la creazione di un materiale unico riciclabile, che potrebbe essere usato dovunque nel mondo per fare tutto, dagli involucri per alimenti e prodotti da bagno fino naturalmente ai bastoncini di cotone per le orecchie. Una mossa che unita agli incentivi governativi al riciclaggio e soprattutto alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema, potrebbe portare benefici tangibili
soprattutto alle nuove generazioni, oltre che a noi stessi. In attesa della plastica unica tuttavia, un'iniziativa come "Arcipelago Pulito" è certamente da prendere in considerazione per contribuire al benessere del nostro mare in Sardegna, come lungo tutto lo Stivale. (@degirolamoa