Da Ansa News - 30 maggio 2018
Una battaglia lunga cinque anni. Contro – nell’ordine – le risorse scarsissime, la burocrazia, la paura delle minacce. Sempre e comunque rispondendo in prima persona. Quello del sindaco è un mestiere difficile. Val la pena di sacrificarsi? Se lo sono chiesti i potenziali candidati dei sette centri italiani nei quali non si è trovato nessuno disposto a correre per le amministrative del 10 giugno.
Rodero (Como), Austis, Ortueri e Sarule, in provincia di Nuoro, Magomadas (Oristano), Putifigari (Sassari), e San Luca (Reggio Calabria) sono i comuni dove le elezioni sono rinviate di un anno. Cinque si trovano in Sardegna, e non è un caso: a parte i centri dove non si andrà al voto, in altri sedici dei 43 coinvolti nella tornata amministrativa è stata presentata una sola lista, e per avere elezioni valide sarà necessario ottenere il 50% più una delle preferenze. Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana (Pd), ricorda all’ANSA che “già nel 2015 nel 40% dei Comuni gli elettori si ritrovarono a votare per una sola lista, nel 2018 siamo quasi al 50%”. C’è un problema. “Chi amministra – spiega – si trova in difficoltà per la mancanza di risorse, la burocratizzazione eccessiva e i rischi che si corrono per due ordini di motivi: il pericolo attentati e il fatto che, in caso di alluvioni, il sindaco rischia di essere perseguito per il fatto che ricopre il ruolo di autorità della Protezione civile, ma con pochissimi strumenti per assumersi una tale responsabilità”. C’è poi il fattore spopolamento: “L’innalzamento dell’età e una generazione, quella tra i 25 e i 35 anni, che ormai non c’è più nei piccoli comuni”, sottolinea Deiana. Mariangela Barca, 56 anni e tre figli, è la sindaca uscente di Sarule, uno dei sette comuni italiani dove non si svolgeranno le elezioni. “Sia chiaro – premette parlando con l’ANSA – questi cinque anni sono stati bellissimi”.
Ma? “Ma è stata un’esperienza che ha richiesto tanta fatica”. Prima di tutto per la scarsità di fondi: “C’è stata una riduzione pazzesca delle risorse da un anno all’altro”. Non solo: “La stretta burocratica – argomenta l’ex prima cittadina – sta uccidendo i comuni, la maggior parte del tempo non si trascorre ad amministrare o realizzare progetti che facciano crescere le comunità, si passa a compilare scartoffie, anzi file”. Per Mariangela Barca è in atto un progetto di eliminazione dei piccoli comuni: “Se un piccolo centro di 1.700 abitanti come Sarule deve fare gli stessi adempimenti che fa il Comune di Milano, è chiaro che parliamo di una cosa impari”. Lo Stato arretra? “Lo Stato c’è, ma si manifesta nel suo aspetto peggiore”. A tutto questo va aggiunto che “si risponde sempre personalmente, quindi capisco la preoccupazione a impegnarsi”. “Nel caso mio e di chi ha lavorato con me – precisa – mi sento di dire che come cittadini non ci disinteresseremo, saremo nelle associazioni e nel volontariato, e speriamo che in questo periodo di commissariamento si formi un gruppo di persone volenterose disposte a spendersi alle prossime elezioni”.