Boom di chioschi e noleggio lettini, ma i Comuni non hanno regole Ombrellone selvaggio
nelle spiagge dell'Isola
C'è stato un tempo non troppo lontano in cui la Sardegna era il paradiso della “vacanza selvaggia”. Chilometri a piedi per raggiungere la spiaggia, una stuoia sulla sabbia, un cappellino anti-insolazione in testa, panino e acqua portati da casa. «La “riminizzazione” era vista negativamente», dice Franco Cuccureddu, sindaco di Castelsardo. «Ora la filosofia sta cambiando, meglio, la stanno modificando gli imprenditori, che hanno visto quello che c'è altrove, vogliono investire e aprono piccole aziende sul mare. Certo, non essendoci una disciplina precisa e univoca, ogni amministrazione fa un po' come vuole».
GLI AMBIENTALISTI Un recente studio dei Verdi - “Spiaggiopoli” - spiega che in quindici anni in Italia gli stabilimenti balneari sono raddoppiati. Purtroppo però nessuno sa con certezza quante sono e che estensione hanno le concessioni demaniali marittime.
Sottolineano gli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico che «fra le “perle” dove sventolano le Bandiere blu troviamo ad esempio la spiaggia di Tuerredda, a Teulada, in estate letteralmente soffocata da chioschi, ombrelloni, parcheggi, che invece dovrebbe essere salvata da un rigido numero chiuso di auto e bagnanti; e quella di Pirrotto Li Frati-Baia delle Mimose, a Badesi, asfissiata dal cemento del complesso Baia delle Mimose, ormai colato fin sulle dune, nonostante numerose azioni legali ecologiste e procedimenti penali per abusivismo edilizio».
L'INTRECCIO DI COMPETENZE Posto che nessuno si sogna di sostenere che i nostri litorali non devono essere “attrezzati”, il fatto è che dagli anni Duemila a oggi si è passati dal deserto alla giungla. Le aree sono del Demanio, i Comuni (delegati dalla Regione) rilasciano le concessioni, la Capitaneria di porto fa i controlli, ogni Comune dovrebbe fare il suo Pul (Piano di utilizzo del litorale), la delibera che lo impone è del 2006, ma a oggi su 72 amministrazioni costiere soltanto 16 l'hanno approvato. E se in quel vecchio atto veniva anche fissata al 25% la percentuale massima di costa che si può affidare ai privati, non esistendo lo strumento, i limiti spesso vanno a farsi benedire. Nell'attesa la Regione ha dato delle linee guida per fare la pianificazione, fa ogni anno un'ordinanza balneare e ha individuato una serie di “spiagge urbane” che possono tenere i servizi aperti tutto l'anno.
LA POLEMICA Raffaele Cadinu, geometra e opinion maker algherese si infuria: «Questa suddivisione è un'invenzione che non può esistere, non si può limitare l'utilizzo delle spiagge a seconda di quanto distano da una città, il diritto di superficie rilasciato al concessionario dura tutto l'anno, non alcuni mesi, dunque i manufatti non devono essere smontati a fine stagione. Così sono state create spiagge di serie A e di serie B».
LA REGIONE L'assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, racconta che «tutte le amministrazioni puntano ad avere il riconoscimento di litorale urbano, e comprendo che i Comuni debbano dare risposte ai piccoli imprenditori, che tra l'altro assicurano pulizia e cura a loro spese, ma non è possibile». Detto questo: «Abbiamo già elargito ai Comuni 1.800.000 euro per fare i Pul e dotarsi di regole proprie, ma purtroppo solo pochissimi si sono adeguati. Nella nuova legge urbanistica è specificato che chi non lo fa sarà commissariato dalla Regione».
Aggiunge Cuccureddu: «Noi il Piano non lo abbiamo fatto, e possiamo soltanto rinnovare le concessioni esistenti, per il resto la Regione ha stabilito che nuove concessioni possano essere date soltanto agli hotel in base al numero dei posti letto. Ma nell'intrico di norme e senza una visione strategica sulla materia da parte della Regione, si è creato il caos, e allora per il momento è meglio stare a guardare, altrimenti si corre il rischio di dover demolire situazioni esistenti e creare seri danni agli operatori».
IL POETTO Cagliari invece il Pul lo ha fatto nel 2014. «Moltissime disposizioni per il Poetto», dice l'assessora all'Urbanistica Francesca Ghirra, «come è giusto che sia anche su una spiaggia cittadina che dev'essere vissuta tutto l'anno ma tutelata al massimo. E per quanto riguarda le concessioni, noi il 70% lo abbiamo lasciato libero».
I CONTROLLI Avverte Alessandra Di Maglio, capitano di corvetta della Capitaneria di porto regionale: «Le infrazioni che riscontriamo maggiormente sulle spiagge riguardano le concessioni che cambiano, dimensione e forma, cioè occupano più metri rispetto a quelli assegnati. Però capita anche che gli stabilimenti “allargati” siano autorizzati: molti imprenditori segnalano l'erosione della costa cui hanno l'attività e chiedono deroghe. E i Comuni dicono sì».
Cristina Cossu