1918-2018. Militari in divisa d'epoca accompagneranno il cocchio del martire guerriero
Quel voto a Efisio dalla trincea Cento anni fa una delle più drammatiche edizioni della Festa
« Una siepe grigio-verde di soldati a trainare il luccicante cocchio del Santo... ». Appena un frammento della stringata cronaca di quella drammatica edizione del 1918 quando Sant'Efisio fu letteralmente sospinto verso la sua chiesa di Stampace dalle mani, ma soprattutto dalle lacrime, dei reduci dal fronte sopravvissuti al massacro della Prima Guerra Mondiale. Un voto, come le centinaia, migliaia che costellano il cammino peregrinante del Martire fra Cagliari e Nora: la promessa che, in cambio della vita, al rientro in Sardegna, riconoscenti, avrebbero trainato loro il carro del santo.
CENTENARIO Un secolo tondo, 1918-2018, è trascorso da quella commovente, tragica processione che segnava il ritorno a una pace costata dieci milioni di vittime e il collasso di quattro imperi e delle rispettive dinastie. Un manipolo di reduci, nella storica divisa grigio-verde, si sostituì al giogo dei buoi nel percorso cittadino, nell'andata e al rientro, a dare allo scioglimento del voto liberatorio della peste ulteriore valenza con la fine della Grande Guerra.
GUERRA A PEZZI È singolare che, ancora da Cagliari, si rinnovi - proprio quando un nuovo scenario di guerra sta facendo ripiombare il mondo nell'incubo di un conflitto planetario - questo appello alla pace e alla riconciliazione. Protagonista un guerriero siriano (« In Elia nascistis, accanta de Antiochìa », cantano is goccius), Efisio d'Elia, soldato romano che sceglie la strada della testimonanza e del martirio, sigillato da quella croce rossa di sangue impressa nella sua mano.
SEGNO CHE SI RINNOVA «D'accordo con il Comando Militare della Sardegna», dice il presidente dell'Arciconfraternita di Sant'Efisio Francesco Cacciuto, «stiamo valutando il modo più idoneo per riproporre, a cento anni di distanza, quel segno così forte di attaccamento al Santo, simbolo della fede di tutti i sardi che ogni anno rinverdisce e si rinnova». Tecnicamente, il problema sta nella complessa operazione di aggiogamento (ed eventuale disgiogamento ) del secentesco carro di gala con la coppia dei buoi che lo traina. È quindi probabile che, una volta giunto in via Roma, pronto a passare davanti al palazzo Municipale, una rappresentanza di militari - in divisa d'epoca - si affianchi al Santo e lo scorti fino all'uscita della città, inizio del suo viaggio verso Nora.
MESSAGGERO DI PACE Una ricorrenza che, quest'anno, giunta alla sua 362ma edizione, si colora di un profondo simbolismo con Cagliari e la Sardegna tutta che, nei quattro giorni della Festa votiva di maggio, si candidano alla prestigioso riconoscimento di “Capitale della pace e del dialogo nel Mediterraneo”. «Occasione straordinaria», aggiunge monsignor Ottavio Utzeri, prelato protettore dell'Arciconfraternita del Gonfalone «per ribadire la vera natura della fede e della devozione dei sardi al loro Potente intercessore, la valenza di una Festa che, oltre le sue componenti turistiche e promozionali, è soprattutto pellegrinaggio di autentica conversione dei cuori nel segno di Efisio, martire per la fede nel Crocifisso e nel Risorto».
TERZO GUARDIANO «È stato il mio primo pensiero quando sono stato chiamato alla guida della Guardiania in questa edizione della Festa», dice con un filo di emozione Gianni Melis, fresco Terzo Guardiano, «e mi fa immenso piacere che si possa realizzare questo segno e sottolineare così questa storica ricorrenza». Nella rinnovata bianca piazzetta di Stampace, a neanche due settimane dall'evento, si lavora a pieno regime senza sosta. Perché qui è festa di Sant'Efisio tutto l'anno.