La Commissione: tutti gli scali italiani paghino le tasse sui canoni di concessione
Porti sardi nel mirino dell'Ue Deiana: «Un grande equivoco, non siamo ente pubblico»
«In questa storia c'è un grande equivoco: non siamo imprese private né gestori aeroportuali ma un ente pubblico e non abbiamo scopo di lucro: esigiamo le concessioni demaniali e le tasse portuali per conto dello Stato».
Massimo Deiana parla da tecnico (é avvocato e ordinario di Diritto della Navigazione all'Università di Cagliari) prima che da presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna. E commenta così il documento inviato al governo italiano dalla Dg Competition – l'ufficio della Commissione Ue che si occupa della concorrenza - che impone che l'attività di riscossione dei canoni di concessione demaniale nei porti debba essere tassata, altrimenti è aiuto di Stato ai danni dei porti degli altri Stati membri.
L'UE: AIUTI DI STATO Secondo la tesi comunitaria «con l'esenzione dalle tasse alle Autorità portuali italiane, che sono coinvolte in attività economiche, l'Italia rinuncia a una parte di entrate che costituiscono risorse economiche per lo Stato. Così la misura di esenzione si configura come perdita per le casse centrali». Quindi, si «ritiene che l'esenzione distorca, o minacci di farlo, la concorrenza e influenza negativamente i traffici merci dentro l'Unione». Per questo l'Ue minaccia una procedura di infrazione se l'Italia non si adeguerà.
IL COSTO PER I PORTI SARDI Se passasse, la linea comunitaria potrebbe costare al sistema portuale italiano, governato da 15 Autorità, circa 100 milioni di euro, come ha quantificato Assoporti. Gli scali marittimi sardi, che introitano 10 milioni di canoni demaniali e poco più di 9 tra tasse e servizi, potrebbero contribuire con 4-5 milioni. «Sarebbero soldi sottratti alla nostra competitività perché saremmo costretti ad aumentare i canoni di concessione e le tasse», spiega Deiana.
PORTI IN GINOCCHIO «Si rischia di mettere in ginocchio tutti i nostri i porti. Metteremo a lavoro tutte le risorse a nostra disposizione per offrire ogni utile contributo al ministero dei Trasporti in questa difficile partita», commenta il presidente Assoporti, Zeno D'Agostino.
Del resto è la legge italiana a imporre questo tipo di gestione per i porti italiani «e l'Unione europea non può entrare nel merito delle scelte politiche di un Paese membro», osserva il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna.
Certo è che sarà una battaglia dura perché l'Unione europea sull'indagine ha lavorato per cinque anni ed è convintissima delle sue ragioni. E infatti Deiana è certo che si andrà alla Corte di giustizia.