Parlano i giovani che hanno deciso di utilizzare spazi pubblici al di fuori dalle regole
La mappa delle occupazioni Non solo Cus: da Sa Domu a Il Paguro, passando per l'ExArt
Lo striscione riassume le motivazioni con la perentorietà dello slogan: Senza etica non c'è ricerca, basta collaborazioni tra UniCa e Università israeliane . Il comunicato è più analitico: «Vogliamo collaborare affinché cultura, informazione e ricerca» si sleghino «dalle logiche di una ricerca basata su finanziamenti di privati più o meno legati alla produzione militare o alle precise scelte di chi inquina, rovina e distrugge la nostra terra».
SA DUCHESSA Così parlarono gli studenti del Centro universitario autogestito Casteddu, in fase di gestazione a Sa Duchessa, nei non grandissimi locali di un ex spogliatoio adibito a deposito di masserizie in disuso: locali occupati mercoledì scorso e subito ripuliti, con sforzi collettivi documentati sui social. Dicono di essere una trentina e, giurano, da lì non se ne andranno nonostante gli appelli della rettrice Maria Del Zompo e nonostante il Centro universitario sportivo (Cus, padrone di casa) abbia, nell'ordine: staccato la corrente elettrica all'intero stabile, dichiarato inutilizzabile tutta la cittadella sportiva, chiuso gli accessi alla zona in cui si trova l'ex spogliatoio e sollecitato l'intervento di istituzioni e forze dell'ordine.
POLITICA Come nei precedenti storici (dal '68 alla Pantera), a spingere gli studenti a prendere da sé, e subito, ciò che seguendo le regole forse non si otterrebbe (o si otterrebbe solo in tempi lunghi) è un'idea di università come «spazio di circolazione delle idee e del libero pensiero»: idea squisitamente politica. La prima attività culturale autogestita al Cus, programmata per ieri sera, è stata un'assemblea «per la Siria».
VIA LAMARMORA A Cagliari l'occupazione politica non è certo una novità. Sono passati poco più di tre anni da quando un gruppo di studenti, medi e universitari, prese possesso di un altro spazio inutilizzato da tempo: l'ex scuola media Manno, in via Lamarmora, a Castello, anche quella alacremente ripulita e trasformata nello studentato occupato Sa Domu. I bersagli indicati nel manifesto reso pubblico al momento del blitz erano i tagli all'istruzione, il Jobs act e la riforma della Buona scuola appena varati dal Governo Renzi, l'insufficienza di alloggi per gli universitari fuori sede in città. Gli obiettivi? Simili a quelli enunciati a Sa Duchessa: dar vita a uno «spazio indipendente di ricerca e formazione che possa essere un laboratorio politico, culturale e sociale»; un laboratorio «slegato dalle logiche di profitto che stanno trasformando le università e le scuole in aziende invece che un luogo di formazione e condivisione di saperi».
ANTIMILITARISMO Quel laboratorio ha partecipato all'organizzazione di buona parte delle manifestazioni antifasciste e antimilitariste tenutesi negli ultimi anni nel sud della Sardegna: una linea in cui possono agevolmente esser fatte rientrare le rivendicazioni degli occupanti di Sa Duchessa, ma anche le critiche mosse al docente Giacomo Cao per le attività del Distretto aerospaziale sardo (accusato di «asservimento ai militari», il professore ha precisato che «i soci del Distretto vogliono portare avanti progetti all'interno di alcune basi sarde, ma sono progetti civili»). Tra Castello e Sa Duchessa, insomma, sembra esserci continuità e comunità d'intenti.
BAR E PALESTRA Nel tempo, in via Lamarmora si sono tenuti concerti, dibattiti, happening artistici, letture, proiezioni di documentari, sono stati aperti una «foresteria autogestita», un bar interno e, nella palestra rimessa a nuovo, corsi di boxe, break dance, teatro, capoeira. Le feste di Sa Domu più di una volta hanno suscitato le proteste dei residenti con i quali i rapporti, in questi anni, non sono sempre stati sereni.
PIAZZA DETTORI Intensa e molteplice anche l'attività del «centro polivalente artistico, culturale e sociale» dell'ex liceo artistico di piazzetta Dettori, da sei anni gestito dal collettivo ExArt. Notevoli la quantità e la qualità delle iniziative promosse: teatro, soprattutto, ma anche dibattiti, proiezioni, mostre, performance e installazioni artistiche, mercatini del fai-da-te. A essere precisi, più che un'occupazione sarebbe un subentro: «Qui si raccolgono, oltre alle associazioni già affidatarie dello spazio (Marina Nuovo Giorno, Blu 21, Tdm 2000, LucidoSottile) altre quattro associazioni ospiti (Teatro Impossibile, Batisfera, La Pietra Pomice, Schermi Rubati) che si sono unite sotto invito dei concessionari al momento dell'abbandono di alcune associazioni affidatarie nell'ottobre del 2011», scriveva il collettivo al Comune quattro anni fa, quando sembrava che Palazzo Bacaredda avesse deciso di sgomberare con le cattive lo stabile, «bisognoso di lavori» che a oggi, già banditi e affidati alla ditta vincitrice, non si sono ancora fatti. Un anno fa, dopo un incontro, il Comune ha concesso una proroga.
IPOTESI SGOMBERO Si è più volte parlato di sgombero anche per via Lamarmora: in un primo momento a evitarlo furono le mediazioni del preside della Manno e del sindaco Massimo Zedda. L'ipotesi si riaffacciò su sollecitazione dei consiglieri d'opposizione Gennaro Fuoco e Alessio Mereu, firmatari di un'interrogazione discussa in Aula mentre, davanti al Municipio, duecento manifestanti gridavano “Sa Domu non si tocca”.
EMERGENZA ABITATIVA Sa domu , la casa: nome significativo. L'emergenza abitativa a Cagliari è stata al centro di un convegno-dibattito organizzato proprio nello studentato occupato, due anni fa, dal “Movimento lotta per la casa”. Su circa 3.000 case popolari in città, ogni anno se ne libera una dozzina, mentre in attesa ci sono oltre 600 famiglie. Risultato: le occupazioni di case popolari o di locali pubblici (ma perfino di grotte) da parte di famiglie in cerca di un tetto. Nei mesi scorsi sono stati risolti (in gran parte per merito dell'ex assessore ai Lavori pubblici, Gianni Chessa) i casi delle ex scuole Mereu (viale Regina Elena-via Ubaldo Badas) e di via Flumentepido, a Is Mirrionis, con gli occupanti che hanno accettato una sistemazione nelle case-albergo. Ancora occupati un edificio in via Zucca, a Pirri, e tante case popolari fra Sant'Elia e San Michele.
VIA BAINSIZZA Certo, le occupazioni a fini abitativi sono fenomeno distinto da quelle a fini politico-culturali, ma anche lì si tratta, sfondando una porta o un muro, di prendere da sé, e subito, ciò che si ritiene di non poter aspettare di ottenere per vie legali. Le nove famiglie che due anni fa si sono insediate in una palazzina ex Telecom ora di proprietà regionale, in via Bainsizza, a Tuvixeddu hanno costituito un movimento, “Occupazione popolare Il Paguro”: il Movimento lotta per la casa ha saldato quell'esperienza a quella di Sa Domu e il mese scorso, contro lo slaccio dell'acqua in via Bainsizza, ha occupato gli uffici di Abbanoa. E al Paguro, lo scorso fine settimana, il Movimento ha organizzato un confronto politico intitolato “Liberare l'abitare”: il comunicato che lo annunciava si chiudeva con gli auguri «al nuovo spazio liberato di Cagliari Centro studi autogestito Casteddu».