Moby Prince, incontro a Cagliari sulle conclusioni della Commissione
Moby Prince, mistero e tragedia avvolti nella nebbia. Una nebbia che però non c’è mai stata: questa è la conclusione della Commissione parlamentare d’inchiesta sullo scontro tra traghetto e petroliera che nel 1991 provocò nel porto di Livorno 140 morti, tutti a bordo della nave che trasportava i passeggeri. La scarsa visibilità, considerata secondo il processo una delle principali cause del più grande disastro postbellico della marineria italiana, secondo la commissione dalla analisi, è stata smentita. Tutto questo- è stato spiegato- grazie alle tecnologie di oggi che hanno riletto la video testimonianza ripresa pochi minuti dall’impatto che scatenò l’incendio.
Sono gli ultimi aggiornamenti forniti dal presidente della commissione d’inchiesta, l’ex deputato del Pd Silvio Lai, in un incontro a Cagliari alla presenza di Luchino Chessa, figlio del comandante Ugo Chessa, scomparso nel disastro, e del sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Indagine parlamentare chiusa con un giudizio morale, ha detto Lai a margine dell’incontro. Ma per le eventuali responsabilità e nuovi sviluppi giudiziari la storia della Moby Prince, iniziata con il rogo e la tragedia del 1991, se ricomincia, ricomincia da qui, dalla trasmissione degli atti alla Procura di Livorno. Con la possibilità che il fascicolo arrivi anche ai magistrati di Roma. Il presidente Lai (nella Commissione c’erano anche i parlamentari sardi Emilio Floris di FI e Luciano Uras, Campo progressista), è più realista che ottimista o pessimista. “Gli atti che abbiamo messo a disposizione della Procura – ha spiegato – contengono elementi che forse nessuno ha voluto cercare prima. Penso sia doveroso riaprire il dossier, ma il magistrato deve poi decidere se ci sono soggetti da rinviare a giudizio. Certo, sono passati più di venticinque anni, ci sono le prescrizioni. Ma noi confidiamo che la magistratura faccia quello che è in suo potere fare. Il nostro giudizio è stato molto forte, eclatante direi: non era mai stata fatta una cosa del genere”. Tanti gli elementi oscuri rilevati da Lai e dalla Commissione: la poca chiarezza – ha detto il presidente – sul viaggio della petroliera (“la nave non arrivava dall’Egitto”) e la posizione delle navi al momento dell’impatto. Chiarito anche l’ipotesi sull’incendio a bordo. “Non esplosivo – ha detto Lai – ma gas”. Ha parlato anche Luchino Chessa, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. “Allora avevano trovato la verità in poche ore – ha detto – e quella è la strada che si è voluto percorrere. Con la trasmissione degli atti alle procure è stato compiuto l’atto finale che, a questo punto speriamo diventi l’inizio di un nuovo percorso che possa dare giustizia ai nostri cari”. Durante la mattinata è stato progettato in aula la video inchiesta del giornalista Rai Paolo Mastino.