Depositata la richiesta in Cassazione. Domani parte la raccolta di firme in 70 città
«Insularità, una sfida storica» Presentata la proposta di legge per cambiare la Costituzione
«La nostra è la prima proposta di legge di iniziativa popolare per modificare la Carta». Il presidente del Comitato per l'insularità in Costituzione, Roberto Frongia, insiste perché questo aspetto non passi in secondo piano. «È un fatto storico - spiega - non era mai accaduto che qualcuno ricorresse al secondo comma dell'articolo 71 per cambiare il dettato costituzionale». Ieri è successo.
LA PRESENTAZIONE Alle 10 in punto consiglieri regionali, parlamentari, sindaci e associazioni si sono presentati davanti alla Corte di Cassazione per il deposito della proposta che rappresenta «la sfida più importante per il futuro della Sardegna e che può davvero cambiare le prospettive di crescita della nostra Isola e delle altre regioni insulare italiane». Il testo è molto chiaro: «Dopo l'articolo 119 V comma della Costituzione della Repubblica Italiana è aggiunto il seguente comma: lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità e provvede alla tutela dei diritti individuali e inalienabili garantiti dalla Costituzione. La Repubblica dispone le misure necessarie a ricostituire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti».
LA SOTTOSCRIZIONE Già oggi la Corte potrebbe provvedere alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, mentre sabato partirà la raccolta delle firme - è necessaria la sottoscrizione di almeno 50mila elettori - che non dovrà durare più di sei mesi. Dopodiché - attraverso l'assegnazione alla commissione Affari costituzionali - la proposta approderà in Parlamento. Ma da qui in poi il Comitato, almeno formalmente, perderà voce in capitolo. Saranno infatti deputati e senatori a decidere i tempi e soprattutto se dar via al procedimento di revisione costituzionale previsto dall'articolo 138. La strada non è certo spianata, anzi. Ma ciò che conta è crederci.
L'APPELLO «Vivere nelle isole significa avere problemi nei trasporti, nel costo dell'energia, nelle reti infrastrutturali, nella sanità, nell'istruzione e nella formazione - insiste Frongia - sono problemi dell'intera comunità nazionale e non soltanto degli italiani separati dal mare. Non vogliamo privilegi, né regali, ma che siano finalmente riconosciuti diritti di cittadinanza uguali per tutti gli italiani».
LE ADESIONI A Roma per firmare il testo c'erano il massimo rappresentante dell'Assemblea sarda, Gianfranco Ganau (Pd) e il suo vice Antonello Peru (Forza Italia), Luciano Uras (Campo Progressista Sardegna), i Riformatori (Attilio Dedoni, Michele Cossa e Pier Paolo Vargiu), Forza Italia (Alessandra Zedda, Edoardo Tocco, Emilio Floris e Piergiorgio Massidda), i sindaci di Buggerru e La Maddalena (Laura Cappelli e Luca Montella), il presidente del Gremio dei Sardi, Antonio Masia, l'europarlamentare Stefano Maullu, la direttrice dell'Ancim Giannina Usai per le Isole Minori e Rino Piscitello e Salvatore Grillo per la Sicilia.
LA BATTAGLIA «Questo è un momento importante che segna il rilancio di una battaglia essenziale - dice Ganau - il primo atto di un nuovo percorso che proseguiremo con forza e massima determinazione». Il presidente del Consiglio regionale ha già annunciato «un'iniziativa pubblica lunedì 9 aprile a Sassari per coinvolgere sindaci, amministratori locali e semplici cittadini». Antonello Peru da oggi sarà a Genova «fino a sabato, per dare il via alla sottoscrizione nel capoluogo ligure con diversi siti per la raccolta delle firme». La campagna nazionale partirà contemporaneamente in settanta città, «da Aosta a Pantelleria», compresa Cagliari dove - conferma il consigliere comunale dei Riformatori, Raffaele Onnis - alle 10 in piazza Costituzione saranno allestiti i banchetti per la raccolta delle firme. Onnis ricorda che «la nostra Isola aveva manifestato questa esigenza normativa con 92mila firme depositate in Corte d'Appello lo scorso dicembre». Erano le firme necessarie per la richiesta di referendum per l'inserimento del principio in Costituzione. In quel caso, però, l'Ufficio regionale del referendum rigettò il quesito, giudicandolo inammissibile.