Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Reddito di inclusione, partenza ad handicap

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2018

Presentate 24mila domande, ma i Comuni sono in grandi difficoltà

 

 

Il budget, 45 milioni, è importante anche se insufficiente a far fronte alle richieste dei Comuni che ne chiedono 66. E la misura è interessante perché basata sul principio che un cittadino riceve un sussidio economico pubblico se si impegna a seguire un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Insomma, il Reis, il Reddito di inclusione sociale introdotto con una legge regionale del 2 agosto del 2016 per contrastare esclusione sociale e povertà, è una bellissima idea ma la sua attuazione, a 15 mesi dall'introduzione delle linee guida, si sta rivelando complicata, soprattutto a causa delle difficoltà ad elaborare, o quando si elaborano ad applicare, i progetti. Per questo nella maggior parte dei casi l'innovativo Reis è ancora, di fatto, un semplice sussidio: da 200 a 500 euro per nucleo familiare.
LE DIFFICOLTÀ «La prima difficoltà è nell'accesso alla piattaforma Inps, che deve fornire i dati sui potenziali beneficiari», spiega Umberto Oppus, direttore regionale dell'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani, «la seconda è conseguente: se i Comuni non possono accedere ai dati devono perdere tempo, spesso mesi, per incontrare tutte le parti interessate, che sono davvero molte. Così per superare le difficoltà e far fronte alla giusta pressione dei cittadini che chiedono aiuto, i Comuni finiscono per fare progetti minimi, magari la pulizia dei giardini, che non cambiano minimamente la prospettiva delle persone, come vorrebbe la legge».
CHI DEVE PROGETTARE Ma chi dovrebbe progettare e perché non si riesce a farlo? Il compito è in capo agli Ambiti Plus, dove Plus per Piani unitari locali dei servizi alla persona. Ce n'è uno per provincia e per progettare deve coinvolgere il livello politico e dirigenziale; le imprese sociali, le cooperative sociali, le associazioni di volontariato e di promozione sociale, le organizzazioni sindacali; le imprese del territorio; i cittadini non organizzati in forme associative. Tanta gente da mettere al lavoro e da coordinare. In più i Comuni non hanno personale sufficiente per progettare. «Molte assistenti sociali vengono utilizzate per gestire pratiche burocratiche legate al Reis e non hanno il tempo per studiare ed elaborare i progetti per le persone o le famiglie», spiega Mauro Carta, presidente regionale delle Acli, uno dei numerosi enti coinvolti nella pianificazione. «Servirebbe più personale e servirebbe anche un'assistenza tecnica ai Comuni, soprattutto quelli piccoli, che hanno difficoltà enormi. Ecco perché il 90% dei Reddito di inclusione sociale finisce per essere un sussidio economico».
«TUTTO PREVISTO» Il 4 maggio del 2017 l'assessore all'Assistenza sociale Luigi Arru era ottimista: «Ora finalmente partiamo con l'applicazione di una legge che affronta la povertà superando la logica meramente assistenziale e promuovendo l'emancipazione sociale», disse. Ora, constatate le difficoltà, in assessorato dicono che era tutto previsto nella prima fase di applicazione della legge. «Abbiamo ricevuto 24 mila richieste e stanziato 45 milioni di euro aumentando di 15 milioni i fondi rispetto al primo anno», spiegano. «Conosciamo le difficoltà per questo, assieme all'Anci, abbiamo deciso di tenere le maglie larghe per questa prima fase in attesa di oliare il meccanismo».
L'INPS: SIAMO IN ATTESA Per la direttrice regionale dell'Inps Cristina Deidda il problema è «l'implementazione del casellario dell'assistenza da parte dei Comuni. Per spiegare come operare abbiamo fatto due videoconferenze per mettere tutti a conoscenza delle modalità», spiega la dirigente, che aggiunge: «Siamo in attesa che la Regione ci dia indicazioni più precise».
TROPPE TESTE Il meccanismo del Reis prevede che la Regione collabori con il ministero delle politiche sociali per integrare il Rei nazionale e il Reis regionale (che sono complementari) e per l'assistenza tecnica agli Ambiti Plus. Ma è determinante, soprattutto, la collaborazione con l'Inps, attuatore del sussidio economico, che dovrebbe mettere a disposizione le sue banche dati, monitorare e valutare gli interventi. Anche la Direzione scolastica regionale dovrebbe essere coinvolta ma Francesco Feliziani, capo della Scuola nell'Isola, non sa nulla. «Il mio ufficio non ha avuto contatti né è stato convocato a tavoli. Naturalmente siamo disponibili, se ci chiameranno».
Fabio Manca