Reis, risorse insufficienti e inclusione scarsa. A due anni dalla sua approvazione, la legge regionale non sembra soddisfare appieno le esigenze e le aspettative di tutti i cittadini sardi. E a farne le spese, spesso, sono i primi cittadini, che ogni giorno devono affrontare l'emergenza per garantire sostegno ai più bisognosi. A complicare la vita dei sindaci nell'attuazione del provvedimento c'è l'iter burocratico, ma non solo.
«ERA MEGLIO PRIMA» «Personalmente preferivo la vecchia forma di sostegno per le povertà estreme: ai Comuni era garantita maggiore autonomia per i bandi e i paletti per concedere il contributo erano meno rigidi». Fausto Piga è il sindaco di Barrali, un piccolo comune che conta poco più di mille abitanti. Sulla carta una piccola comunità di facile gestione, eppure i disagi non sono mancati: «È vero che siamo in una fase di cambiamento, ma il passaggio da un sistema all'altro ha creato molti problemi: alcune persone precedentemente assistite, ad esempio, sono rimaste escluse. E noi non possiamo farci niente». Per le annualità 2016-17 nelle casse comunali sono arrivati 45mila euro: «Una cifra leggermente inferiore a quella su cui abbiamo potuto contare in precedenza. Se poi, le risorse che la Regione ci mette a disposizione non possiamo adattarle alle nostre esigenze si creano ulteriori problemi. La burocrazia ci uccide e sottostare alla contabilità armonizzata condiziona molto la nostra capacità di spesa, ingolfando l'azione amministrativa».
«ANCORA DI SALVATAGGIO» Per il sindaco questa forma di assistenzialismo resta tuttavia l'ultima ancora di salvataggio: «Noi incoraggiamo i cittadini a non fare affidamento su questi facili miraggi». E s'aggiudu torrau? «Tutti fanno qualcosa, il patto è rispettato: si tratta di servizi di pubblica utilità, ma senza vincoli di tempo e senza valutazioni di risultato».
«SERVONO RISORSE UMANE» Paragonare il Reis al Reddito di cittadinanza? «Non scherziamo». Mario Puddu sindaco di Assemini è fresco di un serrato botta e risposta con il presidente della Regione, impegnato a difendere il provvedimento e i risultati raggiunti: «Non solo siamo lontani dalle cifre necessarie», precisa Puddu, «ma l'erogazione a forfait e i ritardi sono un problema». Giudizio negativo quello del sindaco pentastellato, che ha ricevuto 490mila euro per le annualità 2017-18, da destinare ai suoi 357 concittadini più bisognosi. «Troppo pochi. Insufficienti a garantire un reddito minimo per le persone in difficoltà. La grossa mancanza è data dal fatto che non servono solo risorse finanziarie, ma risorse umane in grado di gestirle».
INCLUSIONE AL PALO Sullo sfondo restano i cosiddetti progetti di inclusione attiva, quello che ciascun beneficiario si impegna a realizzare all'atto di firma del patto sottoscritto con l'amministrazione. «Progetto? Un parolone. Chiamarli progetti è fuorviante: ci limitiamo ad attribuire delle mansioni o dei compiti, assegnandoli di volta in volta ai beneficiari». Decisamente positivo, invece, appare il bilancio e il giudizio del sindaco di Selargius, Luigi Concu: «Certo, c'è stato un carico improvviso che ha richiesto un lavoro aggiuntivo da parte degli uffici. Ma i nostri servizi sociali sono riusciti a gestire tutte le pratiche. Su 203 istanze presentate, 135 sono state accolte. Sono interventi che, non limitandosi al semplice assistenzialismo, restituiscono dignità alle persone più disagiate».
Cinzia Isola