Lecci, olivastri, ginepri: un patrimonio turistico da 40 milioni di euro
È un patrimonio di oltre un milione di ettari tra lecci, lentischi, roverelle, ginepri, castagni e mirto, solo per citare alcune specie, che oggi vale appena 3-4 milioni di euro l'anno ma che in cinque anni può crescere dieci volte tanto, fino a 35-40 milioni di euro. Ecco il sistema foreste della Sardegna, una distesa immensa di biodiversità che “contamina” sia le zone interne dell'Isola che quelle costiere. Boschi e foreste sono quindi strumenti importanti per lo sviluppo del turismo, e possono trasformare un patrimonio ambientale in un'opportunità di crescita economica, capace di guardare insieme ad ambiente, economia, tradizione e paesaggio
UNA RISORSA «Per effetto delle politiche di rimboschimento e rinaturalizzazione delle aree, negli ultimi quarant'anni la superficie forestale della Sardegna è quadruplicata e oggi vale il 55% dell'intero territorio regionale», spiega Giuseppe Pulina, professore ordinario di Zootecnia agraria all'università di Sassari nonché amministratore unico dell'Agenzia Forestas. «Il premio ricevuto ieri dall' European Forest Island», che riconosce l'impegno della Regione nel portare avanti politiche ambientali efficaci e attente alle esigenze e alla specificità dei territori, «rappresenta l'imput giusto per accelerare il processo di valorizzazione turistica», spiega il professore.
LA RETE ESCURSIONISTICA La spinta della Regione verso la valorizzazione del patrimonio forestale si basa su due norme: la prima è la legge forestale approvata nel 2016 che rappresenta una bussola per la gestione sostenibile e la ricerca finalizzata allo studio della multifunzionalità dei sistemi ambientali. La seconda è la legge sul turismo varata a luglio dello scorso anno che, tra le altre cose, istituisce la rete escursionistica della Sardegna (Res): una rete coordinata e uniforme di percorsi destinati all'escursionismo che avrà la caratteristica, ormai indispensabile, di essere legata in modo organico e funzionale con la rete italiana e con gli itinerari europei. «È un passaggio importante, soprattutto dal punto di vista culturale, perché passiamo finalmente dalla tutela alla valorizzazione di una delle risorse più importanti per la Sardegna, soprattutto per le sue zone interne, ovvero l'ambiente e le nostre foreste», spiega Barbara Argiolas, assessora regionale al Turismo. «Questo patrimonio deve essere messo a disposizione dei viaggiatori in un'offerta turistica riconoscibile, fruibile e vendibile, soprattutto per i Comuni dell'interno».
UNA VISIONE STRATEGICA Insieme a Forestas, la Regione lavora dunque alla costruzione di un progetto di sviluppo turistico sostenibile per il territorio, che mette al centro proprio il patrimonio boschivo e forestale. Il complesso di Gutturu Mannu (nel Sulcis), circa 23.000 ettari di boschi, lecci, con tassi e agrifogli, sughere, corbezzoli, filliree arborescenti, rappresenta un fiore all'occhiello. Un sito importante anche sotto l'aspetto faunistico, per le migrazioni stagionali di cervi e cinghiali e per la presenza di volpi, gatti selvatici sardi, beccacce e picchi rossi. «A questo punto, si tratta di portarci i turisti, soprattutto quelli del nord Europa, ma non solo, perché sono particolarmente affascinati dal turismo ambientale», spiega il professor Pulina. E aggiunge: «Affinché questo sia possibile, naturalmente, occorre creare le infrastrutture come le ippovie, dove è possibile, le piste ciclabili, e via dicendo».
FORESTE E NON MUSEI Lo sviluppo in chiave turistico, ripetono tutti, passa per forza di cose per una gestione dove la valorizzazione si accompagna alla fruizione. «Le foreste non sono monumenti», spiega Giuseppe Pulina, «nel senso che questi territori vanno vissuti. E per fare questo», conclude, «occorre compiere scelte importanti come quelle in campo da qualche tempo».