Dopo un secolo, il 18 marzo 1998 chiudeva per sempre i battenti l'ospedale psichiatrico
Vent'anni senza Villa Clara «Qualche paziente è guarito con l'utilizzo dell'elettroshock»
Villa Clara ha avuto un primato: è stato il primo manicomio in Italia a chiudere i battenti per effetto della Legge Basaglia. Il 19 marzo 1998, in una mattina soleggiata e particolarmente festosa, l'arcivescovo Ottorino Alberti (che quel giorno celebrava il 41° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, accompagnato da don Ottavio Utzeri), officiò l'ultima messa nell'inferno ai piedi di Monte Claro. Da quel giorno, non senza difficoltà, le migliaia di povere anime che nell'ultimo periodo avevano vissuto tra i padiglioni dell'ospedale psichiatrico, troveranno sistemazioni più adeguate e dignitose. Ora quello spazio verde è stato trasformato accontentando chi aveva in mente di trasformarlo in Cittadella sanitaria (Gino Meloni, allora manager della Asl 8) e il polmone verde a disposizione dei cagliaritani (il Comune).
RICORDO DELL'INFERNO Antonio Piludu ha sempre avuto a che fare con Villa Clara e il suo carico di umanità. Suo padre era la guardia giurata del manicomio e lui, per seguirne in qualche modo le orme, aveva deciso di fare l'infermiere. Assunto nel 1963, ora che di anni ne ha 82, Piludu, racconta il primo giorno. «Il battesimo fu di fuoco. Mi spedirono a controllare due padiglioni maschili, dormivo nell'andito per averli sotto controllo». I diritti dei lavoratori erano ancora da perfezionare. «Eravamo impegnati giorno e notte, praticamente vivevo dentro il manicomio». Centinaia di pazienti, ognuno con la sua storia, di certo non ci si annoiava. «Ho incontrato persone davvero speciali. I matti erano fuori. Ai pazienti i 5 minuti venivano ogni 20 anni. Il periodo più pericoloso, quello che li rendeva più irrequieti, era durante il cambio delle stagioni. Per farli uscire dalla crisi la medicina migliore erano le sigarette: con un pacchetto di Nazionali ritornava la calma».
Oltre quel muro c'era una grande famiglia. «Alla fine erano sempre gli stessi», precisa Piludu, che a Villa Clara ha trascorso quasi 20 anni. Molti erano stati abbandonati perché malformati o frutto di una relazione clandestina. Altri, come accadeva nei famigerati Opg, ci finivano dentro per una fesseria, un litigio con un vigile urbano. «Ricordo di un giudice rinchiuso durante il periodo fascista. Tra di noi, che lo reputavamo sano, girava l'ipotesi che non sarebbe mai stato dimesso perché, avendo dichiarato di voler chiedere un risarcimento danni, avrebbe mandato sul lastrico l'amministrazione». E i matti da legare ? «Dentro c'era di tutto, ma di pazienti “feroci” ne ho visto davvero pochi». C'erano stanze particolari? «No, l'isolamento era previsto solo per motivi igienici. Chi aveva la Tbc veniva separato dagli altri per evitare i contagi». Le camicie di forza? «Mai viste. Nei casi più gravi legavamo polsi e caviglie dei malati alla brandina. Ma la maggior parte dei pazienti era libera di uscire. Molti chiedevano l'elemosina, al rientro avevano sempre un bel gruzzoletto. C'era anche chi riusciva a scappare, ma poi - per fame o altro - tornava sempre». Poi gli sfottò con gli studenti del Pacinotti. «Un divertimento unico, anche perché i pazienti sapevano bene come rispondere». Piludu, dopo anni di guardia nei cameroni, diventò l'assistente del medico per l'elettroshock. «Ne facevamo 2 o 3 a settimana». Le convulsioni causate dal passaggio di corrente elettrica attraverso il cervello erano terribili. «Le scariche non erano mai più di 5 o 6 e servivano al paziente per dimenticare la follia e tutto quello di “brutto” che aveva in mente». Sperimentazioni di farmaci? «Mai viste, sarebbe stato troppo rischioso».
LA STORIA Per chi sino alla fine del 1800 aveva patologie mentali non c'erano alternative: o veniva abbandonato a se stesso o internato nei sotterranei dell'ex clinica di Sant'Antonio Abate, in via Manno. Nel 1859, con la realizzazione dell'ospedale San Giovanni di Dio, il primo approccio per la cura delle malattie mentali.
Nel 1892 inizia a funzionare il manicomio. Villa Clara, con la tenuta agricola annessa e alcuni fabbricati nella località “Is Stelladas”, fu preso in affitto dalla Provincia (poi acquistato per 71 mila lire) e occupato dai pazienti maschi considerati meno pericolosi. Nel 1905 la Provincia edificò il nuovo ospedale psichiatrico (costato 1,629 milioni di lire) che prese il nome della villa preesistente, destinata poi, ad alloggio del direttore. Il manicomio di Villa Clara, in poco meno di un secolo, ha ospitato oltre 29 mila pazienti.
MATTI DA SLEGARE Nell'area vasta del capoluogo sono a disposizione dei pazienti e dei loro familiari 5 Centri di salute mentale della Assl, 2 reparti ospedalieri e 8 strutture residenziali. L'anno scorso i casi analizzati dai Csm sono stati 11 mila, di questi mille sono stati ricoverati nei reparti di Psichiatria (17% Tso obbligatori).
Andrea Artizzu