La Casa del Bottone: a Cagliari un’istituzione del commercio cittadino che resiste quasi eroicamente. di Gianmarco Cossu A distanza di tanti anni occupa ancora fieramente uno spazio in via Baylle “La Casa del Bottone”, un tempo merceria in cui si
Antichi mestieri: La Casa del Bottone, la sartoria della Marina che resiste al tempo e alla concorrenza
Gianni Giordano titolare de La Casa del Bottone
La Casa del Bottone: a Cagliari un’istituzione del commercio cittadino che resiste quasi eroicamente.
di Gianmarco Cossu
A distanza di tanti anni occupa ancora fieramente uno spazio in via Baylle “La Casa del Bottone”, un tempo merceria in cui si poteva trovare di tutto e di più, oggi sartoria che offre lavori di riparazione di ogni genere di capo d’abbigliamento.
La Casa del Bottone è una di quelle tante attività frutto della passione per un mestiere ancora richiesto ed tramandato da genitore a figlio, come racconta il titolare Gianni Giordano: «Ho ereditato questo negozio da mia madre, che da giovane aveva iniziato questa attività ancora prima degli anni Sessanta e da allora resistiamo ancora oggi».
Passano gli anni e, come tante volte succede, cambiano anche le esigenze e le abitudini della gente, soprattutto quelle legate all’abbigliamento, finendo per influenzare il tipo di lavoro degli artigiani del settore: «Prima tutti cucivano in casa, in famiglia. Ora, con la carenza di tessuti e di sarti in città, il cucito sta andando a scomparire. Il bottone era il nostro punto forza, ora invece domina la cerniera». Nonostante la crisi che continua a mordere il commercio cagliaritano, La Casa del Bottone conserva ancora il suo buon giro di clienti, quasi come un tempo, quando erano le piccole botteghe rionali a servire una striminzita comunità: «Chi ha bisogno di una riparazione, per questo pantalone o per quel giubbotto, viene qui – spiega Giordano – ma è prevalentemente gente del quartiere che ci conosce. Con l’avvento del commercio in grande il centro di Cagliari è morto».
Armato di ago e filo, il signor Giordano tira avanti, dunque, finché possibile e fino a quando il lavoro c’è, come orgogliosamente rimarca: «Se c’è il tanto, con i giusti conti, continuiamo. Sarebbe stupido tirarsi indietro». Un occhio, come ogni buon commerciante nostrano, lo butta anche alla concorrenza degli stranieri, temuta da tutti ma non da lui: «Oggi ci sono i cinesi a fare lavori di sartoria simile al nostro. Ma loro non ci toccano. Oggi a me, domani a te. Lavoro ce n’è per tutti».