VIA COGONI. Stop alle lunghe attese per chi chiede di annullare il matrimonio religioso
Ieri l'inaugurazione dell'anno del Tribunale ecclesiastico
Certo, i pellegrinaggi a Lourdes e in altre località dal forte simbolismo religioso continueranno. Non quello a Roma, però, dove le coppie sarde che, per mezzo di una causa basata sul diritto canonico, hanno chiesto l'annullamento del matrimonio religioso, dovevano andare a discutere in grado di appello. Quel pellegrinaggio romano non si fa più perché la Giustizia della Chiesa sarda si è riformata «secondo i principi della prossimità e della gratuità voluti da Papa Francesco», ha scandito monsignor Arrigo Miglio.
L'ARCIVESCOVO L'ha sottolineato ieri, al Seminario in via monsignor Cogoni, durante la cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico, lo stesso Miglio. Ha ricordato che nell'Isola, per quanto riguarda il giudizio di primo grado, otto diocesi su dieci sono riunite in un unico Tribunale - appunto - interdiocesano, mentre quelle di Nuoro e di Lanusei avevano già formato in precedenza un Tribunale comune». Questo in prima istanza, dove peraltro la questione si risolve definitivamente se la sentenza è positiva rispetto a ciò che chiedeva di ottenere il proponente: non appellabile.
L'APPELLO La novità è il Tribunale Metropolitano di Cagliari e di Appello. Il suo arrivo significa che entrambi i gradi del processo si celebrano ora nel Capoluogo sardo, e a Roma rimane solo la sede della “Cassazione” del diritto canonico: la Sacra Rota, non sempre necessaria. Monsignor Miglio è il moderatore del Tribunale di Appello, presieduto dal vicario giudiziale don Luca Venturelli.
IL PRESIDENTE Mentre l'arcivescovo ricorda il ruolo della Pastorale familiare, che deve aiutare le famiglie a rifondare se stesse su basi più solide prima del processo per la richiesta di nullità del matrimonio religioso, don Venturelli si è soffermato su altri aspetti. Alla Giustizia ecclesiastica si accostano «donne e uomini segnati, per quanto riguarda soprattutto le vicende matrimoniali, da ferite della vita, dolore per il senso di fallimento che la rottura di un progetto reca con sé. Donne e uomini che si accostano alla giustizia ecclesiastica per la maggior parte con un unico scopo: raggiungere una verità anche giudiziaria che li possa riconciliare con Cristo e con la Chiesa». Dal suo canto, il vicario giudiziale, don Mauro Bucciero, non dimentica “l'ospedale da campo” chiesto da Papa Francesco: «Per avvicinare, conoscere e reindirizzare alla fede quanti abbiano perso la consapevolezza del loro essere parte del popolo di Dio. Solo in questo modo può maturare il desiderio di celebrare un vero matrimonio cristiano. Per quanti abbiano già celebrato il matrimonio religioso senza una vera consapevolezza, il rinvigorimento della fede diventa premessa indispensabile per desiderare un vero matrimonio, e quindi per poter chiedere la nullità del precedente».
IL CAMBIAMENTO La Chiesa forse troppo esclusiva ed escludente di Papa Ratzinger, insomma, sotto il suo successore Francesco è più accogliente, forse ri-accogliente, rispetto a categorie di persone (tra i quali i divorziati, oltre che gli omosessuali) quasi ripudiati durante il precedente pontificato. L'annullamento del matrimonio religioso, se motivato in maniera solida, può ridurre il numero di “iscritti” giocoforza nella categoria dei divorziati.
LE CAUSE Ecco perché i tempi di definizione delle cause ecclesiastiche si riducono. A inizio 2017 erano pendenti 111 cause, e ne sono state concluse 107. A inizio 2018 erano pendenti 91 cause, cioè il 12 per cento in meno. Il diritto ecclesiastico è sempre più veloce, e questo significa abbreviare le sofferenze di chi attende le decisioni dei suoi giudici di fede. E meno divorzi, quando i giudici ecclesiastici accolgono i ricorsi.
Luigi Almiento