Da Ansa News - 10 marzo 2018
Un viaggio nella psiche di una ‘matura signora’ immersa nel suo universo siderale e di solitudine. Debutta al Teatro Massimo di Cagliari ‘Urania d’Agosto’. Il testo teatrale è di Lucia Calamaro, tra le più interessanti drammaturghe della scena contemporanea. Un testo scritto e pensato per l’attrice Maria Grazia Sughi, a cui è affidato il ruolo della protagonista. La riscrittura scenica è di Davide Iodice che firma adattamento e regia. La nuova produzione Sardegna Teatro sarà in scena il 14, 16 e 17 marzo, alle 21, e il 18, alle ore 19.
Lo spettacolo arriva a Cagliari dopo l’anteprima in forma di studio all’Eliseo di Nuoro e poi a Roma, Napoli e Caserta. “Urania, tra le più recenti figure femminile dell’universo di Lucia Calamaro è l’emblema di un’umanità dolente, alle prese con esistenze fatte di solitudine, scollamento con la realtà – racconta Davide Iodice – cerca rifugio nel desiderio di un altrove possibile”. La coprotagonista, Michela Atzeni, dà corpo a una serie di visioni che interpretano gli stati emotivi di Urania. La scena si svolge in un deserto agosto in una grande città dove una donna ‘stralunata’ trascorre notti insonni immersa nella lettura di romanzi di fantascienza. La sua mente fantastica di astronauti, navicelle, mondi lontani e al mattino la dissociazione mentale la porta a confondere persone e oggetti.
“C’è un testo di partenza e un lavoro di riscrittura scenica fatta assieme alle protagoniste – spiega ancora Iodice – nello spettacolo c’è la visione del regista, le parole di Lucia Calamaro e la ‘drammaturgia del proprio vissuto’ delle attrici”. Le scene sono di Tiziano Fario, tra le sue collaborazioni vanta quella decennale con Carmelo Bene. I costumi portano la firma di Daniela Salernitano. La pièce sarà accompagnata dall’appuntamento del 16 e 17 marzo (16 ore 16.30; il 17 ore 17,30) con l’Osservatorio critico che vedrà l’incontro tra Iodice e il critico teatrale Giulio Baffi, presidente Anct. “Questo testo è una modulazione continua di stati emotivi, rappresenta lo sprofondamento esistenziale di una signora anziana, stra-lunata che galleggia nel suo cosmo personale, nell’interiorità negletta di una vecchiaia irretita dal tedio dell’esistenza”, conclude Iodice.