Giornata delle donne: una su due vittima di molestie o ricatti sessuali
La notizia buona è che le denunce aumentano: c’è più consapevolezza sul ruolo della donna nella società e su ciò che è lecito o non lo è. La cattiva è che sono ancora tante, troppe le donne che subiscono molestie e ricatti sessuali nella vita di tutti i giorni o in ufficio. Gli ultimi dati sul tema arrivano dal report nazionale Istat pubblicato il 13 febbraio e riguardano un campione di 50mila persone dai 14 anni in su intervistato negli anni 2015-2016: un anno prima delle accuse contro Harvey Weinstein, potente produttore di Hollywood denunciato da decine di donne per molestie, e prima della nascita del movimento mondiale #meetoo che ha invitato l’universo femminile a non tacere sugli abusi subit. I dati assumono un significato particolare in vista dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, con eventi, manifestazioni e incontri anche in Sardegna. Su tutti, lo sciopero generale promosso dalla rete Non una di meno a Cagliari.
Il rapporto Istat ci dice che a livello nazionale il fenomeno è in diminuzione, come conferma il confronto con gli stessi dati raccolti per gli anni 2008-2009: da 3 milioni e 778mila casi segnalati per i tre anni precedenti si è passati a 2 milioni 578mila. In Sardegna, purtroppo, la percentuale di donne che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale è maggiore che nel resto dell’Italia: se la media nazionale è del 44% nell’Isola arriviamo a 51,5%. E sono 18,1 su cento le donne sarde che l’hanno subita negli ultimi tre anni, contro il 15,7% del paese. Lazio, Toscana ed Emilia Romagna registrano numeri ancora peggiori, mentre le regioni virtuose sembrano essere Calabria e Molise. Sembrano, dato che un numero minore di molestie può essere dovuto anche a una presenza femminile meno consistente nel mondo del lavoro, o banalmente a meno donne che denunciano.
Tornando all’Isola, il report prosegue con il dato sui ricatti sessuali subiti da superiori, colleghi o datori di lavoro per essere assunte, mantenere il posto o avanzare di carriera: il 5,6% delle donne sarde ne è stato vittima nell’arco della sua vita, mentre l’1,4% dice di averli subiti negli ultimi tre anni. Non tutte le donne denunciano: spesso considerano il fatto poco grave, hanno poca fiducia nelle forze dell’ordine o hanno paura di essere giudicate: tra le italiane una su tre ha addirittura lasciato il lavoro oggetto di ricatto. Se guardiamo solo alle molestie fisiche sessuali riguardano quasi una lavoratrice sarda su 10 (il 2,6% negli ultimi tre anni).
A livello nazionale l’Istat ci dice anche chi sono le vittime: soprattutto donne giovani, tra i 14 e i 24 anni, e soprattutto laureate. Le molestie non sono tutte uguali: in un caso su quattro sono verbali (commenti pesanti o proposte indecenti), poi ci sono i pedinamenti, le molestie con contatto fisico e l’esibizionismo, in numero minore le telefonate oscene, mentre aumentano gli approcci sui social network data la grande diffusione di internet. Nelle Isole, Sardegna compresa, si registrano soprattutto molestie verbali e sui social network in misura maggiore che nel resto del paese. Non solo donne: gli abusi riguardano anche gli uomini, pure se in minima parte, e comunque gli autori sono quasi sempre altri uomini. Un dettaglio è interessante, se si guardano le vittime: mentre il 76,4% delle donne considera le molestie fisiche molto gravi o abbastanza gravi, tra gli uomini le considera tali solo il 47,2%.
Come interpretare questi dati? “Difficile commentare, dato che in un momento storico come questo, dove il lavoro è merce rara, compaiono dinamiche diversissime e contrastanti”, sottolinea Maria Tiziana Putzolu, da un anno consigliera di parità della Regione Sardegna ed esperta di diritto del lavoro e di statistica. “Certamente il fatto che le donne con un titolo di studio siano le più colpite è legato al fatto che sono quelle che hanno maggiori possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Quello che è importante è che l’Istat finalmente abbia inserito questi numeri tra i fenomeni da monitorare, indice di un importante cambiamento culturale. Tra le molestie denunciate, poi, ci sono anche quelle verbali, che fino ad ora erano considerate poco significative: noi sappiamo bene, invece, i disagi che comportano e il pesante costo sociale che ne consegue”.
L’ufficio della consigliera di parità, creato nel 2006 dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e presente anche in Sardegna, a Cagliari, dallo stesso anno, si occupa di tutelare lavoratrici e lavoratori dalle discriminazioni di genere e promuovere le pari opportunità. Appena pochi giorni fa ha registrato un’importante conquista con il reinserimento lavorativo di due donne che avevano perso il posto a causa della maternità, grazie anche alla collaborazione con la direttrice regionale dell’Inps, Cristina Deidda (qui l’editoriale di Lilli Pruna). Tra i compiti dell’ufficio, in cui oltre a Maria Tiziana Putzolu lavorano Diletta Mureddu e Manuela Mascia, c’è anche quello di raccogliere segnalazioni e fornire consulenza e assistenza. “Il dato positivo è che l’impegno quotidiano per favorire la parità e contrastare le molestie sul lavoro è sempre più visibile e apprezzato. Il prossimo obiettivo è quello di mettere in pratica l’accordo quadro contro la violenza nei luoghi di lavoro tra Regione, organizzazioni sindacali e imprese, che sarà firmato a Cagliari nella data simbolica dell’8 marzo: un passo importante e significativo per combattere gli abusi sulle donne anche sul fronte dell’occupazione”.